Children of men (I figli degli uomini)

“Oggi, primo gennaio 2027, tre minuti dopo mezzanotte, l’ultimo essere umano nato sulla terra è rimasto ucciso in una rissa in un bar di un sobborgo di Buenos Aires, Aveva 25 anni, 2 mesi, 12 giorni.” queste parole aprono Children of man di Alfonso Cuarón tratto dal romanzo della scrittrice inglese P. D. James nel 1992 e pubblicato da Mondadori. Questa è la fantascienza che più mi piace, quella che tocca a più livelli il nostro futuro, una tetra socio-politica del futuro.

Uno dei film più belli della stagione scorsa, illuminato da una cupa luce naturale e da una fotografia molto dark, ambientato in un Inghilterra devastata e lacerata dagli attentati terroristici, disseminata di militari e da sette millenaristiche, un futuro che ci riporta al nostro più nero presente.

Qualcosa di non precisato ha reso sterile da diciotto anni tutta la popolazione della terra, l’intera razza umana rischia l’estinzione se i tentativi in corso di vari scienziati, in particolare il programma denominato “Human Project”, non riusciranno a trovare una soluzione al problema.
Theo, un tempo attivista e idealista ma ora disilluso e passivo, viene rapito dall’ex moglie (Julianne Moore) ora a capo di un gruppo di eco-terroristi che lo coinvolge in una corsa contro il tempo per salvare una giovane (Claire Hope Ashitey) rimasta miracolosamente incinta. Nel viaggio rocambolesco per portare la ragazza nelle mani sicure degli scienziati dell’“Human Project”, Theo viene aiutato dall’amico Jasper (un bravissimo Michael Caine versione frichettone), che coltiva e spaccia droghe leggere e vive con la moglie nascosto nel mezzo di un bosco che sembra ancora incontaminato dall’uomo e dalle sue guerre.

E’ innegabile che Children of man richiami giocoforza V per Vendetta, entrambi ambientati in Inghilterra, a Londra precisamente, ed entrambi film distopici, dominati dalla figura di burocrati senza scrupoli che mantengono il potere in chiaro contrasto alle leggi della democrazia, servendosi del terrore come arma di repressione. Da vedere assolutamente, è un film che fa riflettere.

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