L’albero di Tolkien

“Albero” di Tolkien è una raccolta di saggi a cura di Gianfranco De Turris, scritti dai maggiori esperti di Tolkien italiani ed esteri; fra questi il vicepresidente della Società Tolkieniana Italiana Adolfo Morganti, Patricia Reynolds, membro di spicco della Tolkien Society Inglese, e molti altri ancora.

Dice De Turris “Questa raccolta di saggi, nata su iniziativa di Fabio Larcher ed affidata al sottoscritto, si propone di evidenziare la complessità dell’Albero tolkieniano, intendendo con esso l’ispirazione e l’espressione narrativa del professore di Oxford. Per questo motivo si sono riuniti autori di varia impostazione critica, tutti però accomunati dall’idea che non si può assolutamente restare in superficie nell’analisi della sua opera. Il risultato, mi pare, è di grande complessità ed interesse, da un lato perché smentisce molti luoghi comuni, dall’alta perché, a differenza di tanti testi ripetitivi di cose arcinote o che insistono su aspetti inessenziali, apre nuove vie interpretative e offre nuove ipotesi di lavoro“.

L’immagine dell’albero scelta per il titolo non è casuale. Non solo perché il nostro autore amava gli alberi (le ultime sue foto prima della scomparsa ce lo mostrano appoggiato al suo bastone e ad un enorme fusto) e si amareggiava perché la sua campagna veniva attraversata da sempre nuove strade asfaltate, non solo perché gli alberi – vera Natura vivente – sono co-protagonisti dei suoi romanzi, ma anche perché due immagini esso rievoca indirettamente. La prima è quella fatidica frase per cui è “nel terriccio della mente” che si sedimentano idee e suggestioni per lievitare, mettere radici e germogliare; la seconda è quel racconto, “Foglia” di Niggle, in cui senza dubbio rappresentò se stesso e la sua opera: come il pittore era sempre insoddisfatto del quadro che stava dipingendo cui apportava sempre nuovi particolari e rifiniture, così il nostro professore era sempre insoddisfatto del suo narrare. E non è un caso che Tolkien abbia scelto come soggetto del quadro di Niggle proprio una foglia e non altro. Inoltre, l’immagine dell’albero è stata varie volte utilizzata con riferimento alla narrativa tradizionale, tipo “l’albero del mito” e “l’albero delle fiabe”. Qui, il senso è lo stesso.

Ecco quindi il motivo per cui i venti saggi riuniti in questo libro sono divisi in tre parti.

Le radici esaminano il mondo simbolico e letterario dove “pesca” l’immaginario tolkieniano: alcuni dei simboli cui faceva riferimento con cognizione di causa, il rapporto con la modernità e la Natura, il senso che egli dava alla morte e all’immortalità, i suoi antecedenti letterari e specificatamente il rapporto con C. S. Lewis, la possibilità d’individuare nella sua opera un senso politeista piuttosto che cristiano e nelle società della Terra di Mezzo da lui descritte quella “tripartizione funzionale” tipica delle civiltà indoeuropee evidenziata da Georges Dumézil (segnalo l’originalità di queste due proposte interpretative che meritano di essere approfondite).

I rami, che sono un prolungamento del tronco principale, scandagliano il significato profondo di alcuni personaggi, tanto per dimostrare che non è vero che essi siano semplici marionette senza spessore o che ricalchino pedissequamente stereotipi stucchevoli: una analisi generale dei diversi tipi di “eroe” presenti nel Signore degli Anelli, quindi, scendendo nel particolare, due notevoli e originali interventi su Aragorn e Frodo, infine un esame complessivo delle figure femminili e del modo in cui Tolkien intendeva la “femminilità”. A smentita di troppi e consolidati luoghi comuni, che vengono smontati uno ad uno, anche in questo caso si aprono nuove e originali vie interpretative.

Infine, le foglie, cioè il prodotto del tronco e dei rami, affrontano gli sviluppi pratici ed ideali della Weltanschauung tolkieniana e del suo calarsi nella società moderna: dal cinema all’oggettistica, dai giochi di ruolo al fumetto e alla illustrazione e infine alla musica. Interventi quanto mai corposi e completi rispetto ad altri in precedenza pubblicati a dimostrazione della varietà dell’influenza tolkieniana nel mondo di oggi. La massa di informazioni è enorme e tutti gli autori di questa sezione meriterebbero di essere citati ed elogiati per la loro competenza, ma, anche in riferimento a quanto detto inizialmente, segnalo soprattutto il testo di Mario Bortoluzzi, leader del complesso “La Compagnia dell’Anello” ancora in piena attività con concerti e CD, che da testimone diretto (peraltro mai interpellato in proposito) racconta per la prima volta come e perché nacque la “musica alternativa” d’ispirazione tolkieniana, i motivi esistenziali e ideali per cui certi giovani artisti in nuce si sentirono spontaneamente attratti e si ispirarono al mondo fantastico creato dal filologo di Oxford. La “mala fede” e la “strumentalizzazione” di cui si parla con tanta indecente approssimazione vengono dissolte come nebbia al sole di fronte alle sue parole.
A meno che non si dica che sono tutte fandonie…

Ecco, dunque, il senso di questa raccolta di saggi su Tolkien,la Terra di Mezzo e Il Signore degli Anelli: non una nuova antologia come tante, ma una antologia veramente nuova perché spiega, precisa, analizza da punti di vista a volte opposti ma non del tutto conflittuali, che obbligano il lettore a pensare e riflettere senza rimanere ancorato al già detto e al già sentito. Potremmo usare il termine ossimorico ideato da un politico italiano ormai molti anni fa: convergenze parallele. Non sono simili fra loro, ma convergono nel respingere le interpretazioni riduttive e sostanzialmente banalizzanti che provengono dalla cultura dominante, basandosi su una analisi che in tutti affonda le radici nel mito e nel simbolo.

Un libro questo che curatore, editore ed autori dedicano a John Ronald Reuel Tolkien nel trentesimo della sua partenza verso i lidi di Occidente e nel cinquantenario della pubblicazione del suo capolavoro immortale. Sì, immortale.

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