Invictus di William Ernest Henley

Non sono un grande esperto di poesia, ho sempre odiato i poeti che si piangono addosso, i miei preferiti sono i poeti “gaelici” irlandesi, che cantano l’amore della loro terra. Poi c’è una poesia che trovo entusiasmante, è Invictus, scritta dal poeta inglese William Ernest Henley. Il titolo proviene dal latino e significa “invitto” ovvero “mai sconfitto”. La poesia è citata nel film del 2009 Invictus di Clint Eastwood. Viene infatti usata da Nelson Mandela (Morgan Freeman) prima per alleviare gli anni della sua prigionia durante l’apartheide poi per incoraggiare il capitano della squadra sudafricana di rugby François Pienaar (Matt Damon).
Un inno alla fede, alla libertà e alla resistenza dell’uomo di fronte ai momenti più cupi della propria esistenza.

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio qualunque dio esista
per l’indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l’Orrore delle ombre
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

Lascia un commento