Up!

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UP! anche in italia sta riscuotendo moltissimi consensi, io l’ho trovato godibilissimo e molto più divertente dell’ultimo WALL-E. Come spesso capita con i film Pixar, Up ha almeno due livelli di lettura: è un’avventura comica nello spirito di Jules Verne e Paperino (non è un caso che accanto a Carl ci sia il verboso bambino Russell, una specie di Giovane Marmotta in libera uscita) ma è anche un film sull’elaborazione del lutto. In fondo Carl fa tutto per Ellie, la moglie adorata che più di lui sognava di vedere le meraviglie del mondo ma se n’è andata troppo presto.
In una sala cinematografica si proietta un cinegiornale su un esploratore alla Indiana Jones, Charles Muntz, che è tornato dall’America del Sud con lo scheletro di un uccello che la scienza ufficiale qualifica come falso. Muntz riparte per dimostrare la sua onestà. Un bambino occhialuto, Carl, è in sala. Muntz è il suo eroe. Incontrerà una bambina, Ellie, che ha la sua stessa passione. I due cresceranno insieme e si sposeranno. Un giorno però Carl si ritrova vedovo con la sua villetta circondata da un cantiere e con il sogno che i contrattempi della vita non hanno mai permesso a lui ed Ellie di realizzare: una casa in prossimità delle cascate citate da Muntz come luogo della sua scoperta. Un giorno un Giovane Esploratore bussa alla sua porta. Sarà con lui che Carl, senza volerlo, comincerà a realizzare il sogno.
La sequenza in cui si narra il percorso di Carl ed Ellie partendo dall’infanzia sino ad arrivare alla morte di lei è di quelle che si fanno ricordare per la divertita sensibilità con cui è costruita. Le citazioni cinematografiche non mancano (a partire dalla somiglianza del protagonista anziano con Spencer Tracy per finire con il vecchio Muntz che ricorda Vincent Price passando per echi spielberghhiani) ma non hanno la pesante insistenza che si può rinvenire in altri film di animazione. Perché questo è un film leggero. Leggero su temi ponderosi come quello dell’invecchiare da soli, dei sogni non realizzati, della memoria viva di chi ci ha lasciati, del rapporto giovani/anziani. Un film leggero come quei palloni che portano magrittianamente nei cieli un’intera casa liberandola da un mondo incapace di comprendere i sogni.
La Pixar (nata sotto l’ala protettrice di Steve Jobs) è una società come poche altre nel mondo dell’animazione, fu una delle prima (1986) a sperimentare queste applicazioni, dopo il recente accordo con la Disney si è rafforzata e può contare sulla sua enorme distribuzione, al suo interno operano fior fior di animatori (la cosa più difficile è proprio rendere fluida l’animazione dei personaggi) e in più una creatività unica nel suo genere, John Lasseter, due volte vincitore dell’Oscar, regista ed animatore, supervisiona tutti i progetti dello studio come vice-presidente esecutivo del Creative Department.
Dal punto di vista tecnico le animazioni si basano su Renderman un software progettato all’interno della Pixar che si interfaccia con Maya, all’interno del campus Pixar risiede uno dei più grandi sistemi di elaborazione al mondo fornito direttamente dalla “sorella” Apple.
Se volete avvicinarvi al mondo della CGI (Computer Generated Imagery) vi consiglio una visita sul sito di Victor Navone un ragazzo che diversi anni fa è diventato notissimo nel web grazie ad Alien Song, video scaricatissimo con protagonista un simpatico alieno. Questo filmato ha letteralmente spalancato le porte della Pixar a Victor che ora è uno dei suoi animatori di punta, io seguo la sua carriera da molto ed è un vero esempio per chiunque voglia tentare di sfondare in questo affascinante mondo.
Toy Story (1995) A Bug’s Life (1998)
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Monsters & Co. (2001) Finding Nemo (2003)
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The Incredibles (2004) Cars (2006)
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Ratatouille (2007) Wall-E (2008)
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