The Bourne Legacy

E adesso chiuso il caso Jason Bourne tocca ad Aaron Cross. Agente del programma Outcome, miracolosamente sopravvissuto alla “chiusura del programma”, ovvero all’eliminazione fisica di tutti gli agenti, Cross è costretto ad assumere una serie di medicinali che ne migliorano le prestazioni (fisiche) e ne indirizzano le scelte (intellettuali), dai quali deve disintossicarsi per non dipendere dal governo. L’unica a poterlo aiutare è una delle dottoresse incaricate di tenere d’occhio gli agenti, anch’essa a sua insaputa a rischio “chiusura”.

Finito un ciclo ne inizia un altro e siccome il mutamento palesa ciò che gli sfugge, la nuova serie di Bourne nel suo mutare protagonista lascia emergere gli elementi caratteristici dello spionaggio moderno per come Tony Gilroy e Paul Greengrass l’hanno cambiato ed evoluto. A differenza di Jason Bourne, il nuovo agente Aaron Cross conosce bene il proprio passato e vorrebbe tanto dimenticarlo, anch’egli corre per sfuggire alla lunga mano e ai mille occhi di un governo che l’ha reso quel che è, con l’obiettivo di guadagnarsi il diritto ad una nuova vita.
Fin qui tutto fatto molto bene ma già visto, la vera novità di questo quarto capitolo sono i due comprimari, elevati a uno status mai visto nella saga di Bourne. Rachel Weisz (la mia preferita), scienziata a rischio della vita pronta ad aiutare l’agente segreto che prima considerava solo un numero, è molto più di una “donna sballottata dall’eroe” e di certo ha una personalità più forte della sua, mentre Edward Norton è un volto all’altezza del Sistema dai mille occhi che caccia il protagonista. Il suo Eric Byer, decisionista a metà tra tutte le agenzie governative, quarantenne dai capelli bianchi donatigli da una vita dallo stress impensabile, è il più umano degli inumani, agisce come una macchina assecondando principi e assurdità comprensibili come mai. E proprio questo forse è il cambio più drastico rispetto al passato, una personalità forte e unica in cima alla caccia e non più quel “governo” non identificabile in un’unica persona, entità vaga e sfuggevole in cui nessuno ha l’ultima parola o una vera responsabilità.