La torre della solitudine, di Valerio Massimo Manfredi, Mondadori
Ho letto praticamente tutti i libri di Manfredi e questo è stato il primo che ho letto nel ’97.
Un thriller archeologico ai limiti dell’impossibile come dice la quarta di copertina, al limite della fantascienza e forse per questa capacità di unire mistero, archeologia, storia e fantascienza che il libro mi ha subito conquistato.
Nella notte dei tempi un popolo osò sfidare Dio. E la Torre della Solitudine, persa tra le dune, è l’ultima testimonianza di quella sfida, ma è anche la promessa di un portentoso evento.
Un drappello di soldati romani nel deserto del Sahara e annientato da una presenza misteriosa che sembra albergare in un monumento solitario. Si salva soltanto l’augure etrusco Vipinas. Venti secoli dopo, indagando sulla scomparsa del padre, l’archeologo Carter scopre un antico documento che allude alla torre del deserto e ne spiega il malefico potere.
Per ritrovarla, per scioglierne l’indicibile mistero, tre uomini si avventurano nel cuore del Sahara. Un archeologo che insegue le tracce di suo padre, un colonnello della Legione Straniera assetato di vendetta, un prete che mette alla prova la sua fede: di fronte alla Torre della Solitudine si compie il loro destino. Mentre dai confini del tempo e dello spazio rieccheggia il più superbo e sconvolgente dei messaggi.