Monomachia, trattato dell’arte di scherma


Monomachia, trattato dell’arte di scherma, di Francesco Altoni, a cura di Alessandro Battistini, Marco Rubboli e Iacopo Venni, il Cerchio

Questo libro presenta un nuovo inestimabile pezzo dell’eredità marziale italiana, (L’Arte Cavalleresca del Combattimento è un’altro) un manoscritto databile presumibilmente nella prima metà del ‘500, redatto dal Maestro Fiorentino Francesco (figlio) di Sandro Altoni, probabilmente il Maestro del Duca Cosimo I, figlio di Giovanni delle Bande e Nere e futuro Granduca di Toscana. Tale importante ritrovamento, attentamente studiato e interpretato, pone finalmente un po’ di luce sulla scuola di scherma fiorentina nel Rinascimento. Vi si trovano numerosi contributi riguardo la storia e la pratica della scherma antica, oltre ad un’appendice tecnica, il tutto corredato da immagini su armi e posizioni utilizzate e da note storiche. La descrizione delle guardie e dei fondamentali schermistici, la trattazione organica e ordinata degli argomenti, i dettagli sul combattimento con varie armi, dalla spada alla picca, dalla spada a due mani al pugnale, con scudi di diversi tipi, guanti d’arme e tecniche di gioco stretto, sono un segno tangibile di un’epoca in cui anche Firenze, al pari di Bologna, era un punto di riferimento per la scherma in Italia e in Europa.

Libri sull’uso tradizionale della spada occidentale in generale sono rari, il migliore è questo libricino, piccolo ma pieno zeppo di notizie.
La spada occidentale di Livio Bessi, Castelvecchi Editore
Questo libro ricostruisce direttamente dalle fonti originali con quali tecniche i guerrieri «senza macchia e senza paura» della cavalleria medievale si preparavano al combattimento. Dall’allenamento fisico alla meditazione profonda, dalle polveri alchemiche alla polvere della battaglia: la vita di un guerriero dipendeva tutta dalla dimestichezza e dall’identificazione con «il serpente di acciaio», «l’albero della conoscenza» e molti altri modi di dire per indicare la spada. Una complessa simbologia antropomorfa accompagnava questa visione: la spada come «dirittura dell’anima», come asse portante della figura umana, come principio di equilibrio energetico, come testimonianza della Croce del Cristo, come simbolo vivente per operazioni esoteriche (che solo l’iniziato poteva compiere e comprendere).