Il mio nome è nessuno – Il ritorno

Il mio nome è nessuno – Il ritorno di Valerio Massimo Manfredi, Mondadori

Uno dei migliori romanzi di Valerio Massimo Manfredi con Il mio nome è nessuno – il giuramento, consigliatissimi entrambi.

Ci sono voluti dieci anni ininterrotti di guerra e di sangue, di amori feroci e di odio inestinguibile, per sconfiggere i Troiani. Ora Odysseo deve rimettersi in viaggio con i suoi uomini per fare ritorno a Itaca, dove lo attendono la moglie fedele e il figlio lasciato bambino. Ma il ritorno è una nuova avventura: Odysseo deve riprendere la lotta, la sua sfida agli uomini, alle forze oscure della natura, al capriccioso e imperscrutabile volere degli dei. Vano è disporre gli animi alla gioia del ritorno: l’eroe e i suoi compagni dovranno affrontare imprese spaventose, prove sovrumane, nemici insidiosissimi come il ciclope Polifemo, i mangiatori di loto e poi la maga incantatrice che trasforma gli uomini in porci, i mostri dello Stretto, le Sirene dal canto meraviglioso e assassino… Il multiforme Odysseo, il coraggioso Ulisse, l’astuto Nessuno dovrà raggiungere i confini del mondo e addirittura evocare i morti dagli inferi, sperimentando lo struggimento più immedicabile al cospetto di chi ormai vive nel mondo delle ombre, e ancora finire su un’isola misteriosa dove una dea lo accoglierà e lo terrà avvinto in un abbraccio dolcissimo e pericoloso per lunghi anni… Poi, finalmente, con il cuore colmo di dolore per i compagni perduti lungo la rotta, ecco compiersi il ritorno. Il giorno dell’esultanza. Il giorno della vendetta… Dopo aver cantato la nascita e la formazione dell’eroe e la guerra sotto le alte mura di Pergamo, Manfredi dà voce al viaggio più straordinario di tutti i tempi.

Troia bruciava ancora in un rogo immane, dardi di fuoco piovevano dal cielo con strepito assordante, ombre di guerrieri caduti ancora urlavano strazio tra il fumo e le fiamme, spettri inquieti e senza pace alle soglie dell’Hades. E sarebbe bruciata per giorni e notti fino a ridursi in cenere. Il bagliore delle fiamme m’indicava la via.
Due uomini per ognuna delle mie navi raggiunsero la riva lottando contro la violenta risacca e le ancorarono a terra piantando saldi picchetti di quercia. Dissi loro di aspettarmi e di non allontanarsi per alcun motivo, e m’incamminai in direzione della città. Ancora mi chiedo perché non mi fermai per la notte a dormire con i miei uomini, perché tornai sul luogo dell’insidia e del massacro, e non trovo risposta.
Vidi dall’alto le navi di Agamemnon e degli altri re rimasti con lui ancorate di poppa e con la prua al mare. Anche loro si stavano preparando alla partenza. Forse si erano convinti che non c’erano sacrifici ed ecatombi che potessero riparare gli orrori commessi, ripagare del sangue di tanti inermi innocenti. Ritrovai la strada, passai tra gli stipiti bruciati delle porte Skaiai e salii verso la rocca. In tempo per assistere a un evento sconvolgente…