Mortdecai

Il personaggio del protagonista sembra fatto apposta per la galleria di buffoni con stile che Depp ha inanellato negli ultimi anni, ma anziché lasciargli carta bianca e la possibilità di tornare ancora una volta al surrealismo di personaggi come Jack Sparrow o Tonto, gli impone piacevolmente di aderire ad un tipo di humour più codificato, inglese, forbito, iperbolico e non poco imbecille, che si è fatto sempre più raro nelle sue apparizioni cinematografiche.
Diretto senza guizzi da David Koepp, decisamente più esperto nella scrittura che nella direzione artistica, il film è tratto dal primo di una serie di romanzi di Kyril Bonfiglioli (1928-1985), emulo di P.G. Wodehouse, attraverso il buon lavoro di adattamento dell’esordiente Eric Aronson. Eppure è chiaro che il divertimento, per chi sa e vuole trovarcelo, non nasce dal plot, che potrebbe essere quello di un episodio di un qualsiasi telefilm spy-crime della fine degli anni Sessanta, ma dalla mascherata degli attori (Johnny Depp che chiama Ewan McGregor “Fagiolone”, Paul Bettany – il migliore della partita – che perde la pazienza da Jeeves e risponde per le rime al suo signore, …) e, più in generale, dal loro divertito contributo alla farsa. Anche nella trasferta americana, infatti, che costituisce la parte in assoluto più debole del film, la presenza di Olivia Munn e Jeff Goldblum, calati nei personaggi meno finemente stereotipati, colma le lacune di sceneggiatura o, se non altro, offre un diversivo sufficiente a distrarci da esse.
Siamo nella bolla di sapone dell’intrattenimento più smaccatamente fine a se stesso (produce la Infinitum Nihil dello stesso Depp), ma non è questo un male.