Le regole del caos

Non sono un grande amante dei film in costume ma aspettavo di vedere questo Le regole del caos (A Little Chaos in originale) per due motivi il primo la presenza di Kate Winslet che adoro da tantissimi anni e che ho trovato strepitosa in The reader e Carnage.
La seconda il fatto che un’attore che trovo fenomenale come Alan Rickman si cimentasse anche nella regia oltre che nell’interpretazione del Re Sole. La storia è molto carina, delicata e scorre via in leggerezza.

Sabine De Barra, donna e non nobile, è in lizza per un incarico alla corte di Luigi XIV. Il sovrano e la sua cerchia stanno per trasferirsi a Versailles e l’artista di corte André le Notre, nonostante il disappunto iniziale, sceglie proprio Madame De Barra per realizzare uno dei giardini principali del nuovo palazzo. Mentre lei cerca di fare i conti con una tragedia del passato, Le Notre li fa con il disagio del suo presente. La malinconia di lui, attrae Sabine, mentre la tenacia di lei, e la sua sincerità, le avvicinano André.

Teatrale nell’impostazione, come da scena madre tra Sabine e il re nel frutteto, esplicito nel sottotesto, con la protagonista nobile d’animo di contro ad una nobiltà di sangue meschina e capricciosa, e comoda nei suoi abiti senza corsetto perché lavora e non sta a guardare, il film di Rickman è effettivamente, nonostante tutto, un oggetto originale, in virtù principalmente del suo soggetto: la sfida sociale e creativa di una paesaggista alla corte del Re Sole. Peccato che la sceneggiatura non si accontenti di essere un gioco che si prende sul serio, come una danza a Versailles, ma si carichi del peso di fantasmi familiari e drammi ingombranti, fuori tema e fuori stile.
Kate Winslet da sola ha la forza di farci credere qualunque cosa, ed è senza dubbio lei a salvare dall’annegamento Matthias Schoenaerts, anche se il film racconta il contrario. Solo Stanley Tucci è in grado di rubarle la scena: nell’interpretare il Duca D’Orleans, fratello del re, è evidentemente il più felice della compagnia…