Born to run

Born to run di Bruce Springsteen, Mondadori

Il libro che porterò in vacanza sarà l’autobiografia del Boss. Bruce Springsteen non è solo una delle più grandi icone della musica mondiale ma è colui che da anni descrive meglio di tutti la vera essenza degli USA come Stephen King nella letteratura o Clint Eastwood nel cinema.

Springsteen si è rivelato un lettore onnivoro e appassionato. Capace di saltare dal romanzo americano ai grandi russi, da Philip Roth a Dostoevskij, passando per Cormac McCarthy, sorta – dice Springsteen – “di ibrido tra Faulkner e il genere spaghetti-western di Sergio Leone”.

“Ho cominciato a leggere seriamente a partire dai 28 -29 anni”, racconta il Boss. Quindi una vera e propria esplosione: Flannery O’Connor, James M. Cain, John Cheever, Sherwood Anderson e Jim Thompson. Nella rosa dei nomi citati da Springsteen, spicca quello della tormentata scrittrice cattolica Flannery O’Connor, forse l’incontro decisivo, quello che ha influenzato maggiormente la scrittura del cantante di Born in The Usa: “nei suoi racconti c’era l’inconoscibilità di Dio, il mistero intangibile della vita”, qualcosa che ha accompagnato Springsteen “ogni giorno della mia vita”.

«Scrivere di se stessi è una cosa curiosa», dice Springsteen nel suo libro. «Ma in un progetto come questo lo scrittore fa una sola promessa, quella di svelare al lettore la propria mente. È quello che ho cercato di fare in queste pagine».

Nel 2009 Bruce Springsteen e la E Street Band si esibirono al Super Bowl: l’esperienza fu talmente entusiasmante che Bruce decise di metterla su carta. Nasce così questa autobiografia, a cui Bruce ha dedicato gli ultimi sette anni della sua vita e dove ritroviamo tutta la sincerità, l’ironia e l’originalità a cui ci ha abituati con le sue canzoni. Ci racconta la sua infanzia a Freehold, nel New Jersey, un luogo pieno di poesia ma anche di potenziali rischi, destinato ad alimentare la sua immaginazione, fino al momento che Bruce chiama “Big Bang”: il debutto di Elvis Presley all'”Ed Sullivan Show”. Descrive il suo desiderio incontenibile di diventare un musicista, gli esordi come re delle bar band ad Asbury Park e la nascita della E Street Band. Con candore disarmante, per la prima volta Bruce illustra i tormenti interiori che hanno ispirato i suoi capolavori, a cominciare proprio da Born to Run, un brano che qui si rivela più complesso di quanto immaginassimo. È una lettura illuminante per chiunque ami Bruce Springsteen, ma è molto più del memoir di una rockstar leggendaria: è un libro per spiriti pratici e inguaribili sognatori, per genitori e figli, per innamorati e cuori solitari, per artisti, fricchettoni e chiunque voglia essere battezzato nel sacro fiume del rock.