Andar per i castelli dei Lodron

Una bella giornata, anche se dal punto di vista del meteo poteva essere migliore, passata in compagnia di Luca Guerreschi.
Siamo partiti verso le 10.00 con destinazione Castel San Giovanni, costruito su uno sperone roccioso a picco sulle acque del Lago d’Idro, suggerisce l’identificazione del castrumproprio con il castello di San Giovanni. Come per altri castelli della Valle del Chiese amministrati dai Lodrón, l’elemento militare prevale nettamente su quello abitativo-residenziale. Oggi il castello di proprietà del Comune di Bondone si presenta in ottimo stato di conservazione: i recenti restauri hanno permesso di riportarne alla luce l’antica fisionomia. Per raggiungerlo lo si fa con una passeggiata su strada sterrata partendo dal parcheggio (15 minuti).

Dopo la visita abbiamo mangiato un panino all’interno del maniero e poi ci siamo diretti a Bagolino (Ponte Caffaro) dove per puro caso ci siamo imbattuti (e abbiamo avuto la fortuna di poter entrare) in Palazzo Lodron del Caffaro, La residenza signorile è al centro di un ampio complesso: vi sono collegati infatti la ex chiesa di S. Croce, un ex convento, edifici per la servitù, scuderie, giardini e orti. È un ottimo esempio di architettura rinascimentale italiana, ingentilito e reso elegante dalle linee architettoniche e dai leggeri motivi ornamentali. Il palazzo (ricordato per la prima volta in un documento del 9 aprile 1502) fu costruito su preesistenze da maestranze comacine nei primi decenni del Cinquecento per iniziativa di Parisotto Lodron e dei suoi figli Sebastiano e Ludovico. Fu ristrutturato nel 1575. I Lodron lo vendettero nel 1943.

Tornando veros Castel Romano siamo passati per Lodrone, paese di origine della famiglia di Conti e da lontano abbiamo visto Castel Lodron Bavaria Questa residenza fortificata fu ricostruita da Ludovico II Lodron, combattente a Lepanto (1571), il cui nome appare sul barbacane e sulla facciata con quello della moglie Beatrice accanto alle date 1585 e 1594. Fu sede del dazio, come ricordava la scritta “Qui si paga il dazio”, posta accanto allo stemma di famiglia al di sopra della porta della superstite cinta muraria. Qui i conti raccoglievano i tributi per il passaggio delle merci tra la contea dei Lodron e la confinante Repubblica di Venezia. Perciò era detto casa della Muta o del Dazio.

Castel Romano fu invece costruito nel XII secolo con lo scopo di presidiare la via che collegava il Bresciano alle Giudicarie. La maestosa torre rettangolare, che domina la valle del fiume Chiese, è la testimonianza di come fosse una struttura importante da un punto di vista strategico. Andò incontro a un progressivo degrado quando i conti Lodron trasferirono il loro potere in altre zone del Trentino, in Austria e in Baviera. Subì anche l’affronto di essere trasformato, agli inizi del XX secolo, in un deposito per il fieno. Colpito duramente da cannonate durante il primo conflitto mondiale, Castel Romano racconta ugualmente il proprio passato: i cruenti scontri tra i Milanesi e Veneziani con i relativi piccoli intrighi (XV secolo), il passaggio a feudo vescovile, l´occupazione a opera di truppe garibaldine (1866).
Degli affreschi che ricoprivano le sale residenziali oggi, purtroppo, se ne conserva solo uno, quattrocentesco, riferito a uno scontro tra armati. Ma è comunque grande il fascino che il castello trasmette ancora adesso, forse per le leggende che lo circondano: secondo la più famosa la contessa Dina Lodron invitava qui i più bei giovani del dominio per poi ucciderli. Fortunatamente ci pensò un prete a fare giustizia ed a liberare le comunità dal maleficio, uccidendo la contessa.

La conferenza a Madonna di Campiglio è stata un viaggio nelle tre cantiche della Divina Commedia accompagnati da Alessandro Scafi, professore di Storia della Cultura del Medioevo e del Rinascimento presso il Warburg Institute di Londra.

Il viaggio immaginato da Dante nelle profondità interiori dell’Inferno, nella sofferenza espiatrice del Purgatorio, nell’esperienza divina del Paradiso indica che solo dopo essersi perso nel buio della selva il poeta riesce a immergersi nella luce di Dio. Il poeta non può ascendere direttamente alla luce perché impedito dalla ferocia della sensualità, dell’orgoglio egocentrico e del desiderio di possedere. È costretto ad attraversare il buio del mondo sotterraneo prima di rinascere nel bagliore superiore. Alessandro Scafi è l’autore di Mapping Paradise: A History of Heaven on Earth (ed. italiana Milano: Bruno Mondadori, 2007). Ha collaborato a The Times Literary Supplement e alle pagine culturali de L’Osservatore Romano e Il Sole 24 Ore. Tiene letture pubbliche di Dante a Londra, mentre a Milano sono i suoi testi che parlano al visitatore dell’Ultima Cena di Leonardo.

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