Una pura formalità

Ieri ho avuto la fortuna, questo è il termine esatto, di poter vedere un film che non si dimentica facilmente: Una pura formalità scritto e diretto da Giuseppe Tornatore con un’inedito tris di grandi attori, Sergio Rubini, Gérard Depardieu e Roman Polanski.

«Onoff:…due rette parallele non si incontrano mai. Tuttavia, è possibile immaginare l’esistenza di un punto così lontano nello spazio, ma così lontano nell’infinito, da poter credere e ammettere che le due rette vi si incontrino. Ecco! Chiameremo quel punto, Punto Improprio
»

Lo scrittore Onoff (G. Depardieu), apparentemente in preda a un’amnesia e in forte stato di shock, è sottoposto a un interrogatorio da un commissario di polizia (R. Polanski), ma qual è il confine tra fantasia e realtà? tra falso e vero? Allucinato dramma notturno di nordico onirismo, giocato sulla corda pazza dell’assurdo, è un film da prendere o lasciare, senza vie di mezzo. Chi prende ne gusterà la sagacia della costruzione, l’alta tenuta figurativa e sonora (fotografia di Blasco Giurato, musiche di Ennio Morricone), l’ammirevole concertazione degli attori: oltre a Depardieu e Polanski (doppiati da Corrado Pani e Leo Gullotta), c’è un incisivo S. Rubini come poliziotto che verbalizza.

Addirittura acrobatico è il virtuosismo stilistico di Giuseppe Tornatore, che riesce senza annoiare a far svolgere l’intero film negli stanzoni, costruiti dallo scenografo Andrea Crisanti di un cadente commissariato in mezzo alla campagna.L’onirica situazione ha degli illustri ascendenti letterari da Papini a Pinter, da Ugo Betti a Sartre, per tacere dell’ovvio riferimento a Kafka. Da vedere e commentare per ore.

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