Ieri sera si è spento Mario Rigoni Stern

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“Vorrei che tutti potessero ascoltare il canto delle coturnici al sorgere del sole, vedere i caprioli sui pascoli in primavera, i larici arrossati dall’autunno sui cigli delle rocce, il guizzare dei pesci tra le acque chiare dei torrenti e le api raccogliere il nettare dai ciliegi in fiore. In questi racconti scrivo di luoghi paesani, di ambienti naturali ancora vivibili, di quei meravigliosi insetti sociali che sono le api, ma anche di lavori antichi che lentamente ed inesorabilmente stanno scomparendo”.
da Uomini, boschi e api, Einaudi
Ieri sera ad Asiago si è spento Mario Rigoni Stern, il funerale è stato celebrato nella chiesetta del cimitero di Asiago, indimenticabili le sue opere sulla seconda guerra mondiale che lo hanno reso uno dei pionieri del “neorealismo” del dopoguerra. La sua opera più famosa è certamente “Il sergente nella neve” (1953) sulla ritirata di Russia dell’Armir, ma sono da ricordare anche “Il bosco degli Urogalli” e “Sentieri sotto la neve”.
Rappresentava quei valori della montagna che purtroppo noi gente di città non possiamo più trovare o ricordare, la solitaria vita di altura e la fatica di sopravvivere, quei valori che ho imparato ad apprezzare e conoscere leggendo i libri di Rigoni Stern e di Mauro Corona (Mauro Corona lo scrittore, l’alpinista, lo scultore… il poeta di cui consiglio per iniziare Le voci del bosco, Edizioni Biblioteca dell’Immagine).
“La natura pareva ferma ma, prestando attenzione, tutto si muoveva, si faceva notare, brulicava, occhieggiava, sussurrava. Non si è mai soli di notte sulla montagna. Soprattutto d’estate. Centinaia di occhi spiano, voci chiamano, personaggi misteriosi si fanno vicini. Sono amici invisibili ma fedeli e presenti. Nella stagione fredda, quando la neve copre i boschi, le montagne dormono e il silenzio dell’inverno regna pacifico, tutto questo viene meno, ma altre voci segrete e magiche sostituiscono quelle dell’estate”. Cani, camosci, cuculi (e un corvo) di Mauro Corona, Mondandori.

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