Idi di marzo

Ho comprato e già iniziato a leggere l’ultima fatica letteraria di Valerio Massimo Manfredi, uno dei autori preferiti (Archeologo e saggista) ricordo una su tutte L’ultima legione, ma anche Lo scudo diTalos, Mondadori, Le paludi di Hesperia, Mondadori, La torre della solitudine, Mondadori,L’impero dei draghi, Mondadori, Il tiranno, Mondadori e L’armata perduta, Mondadori tra quelli che più ho apprezzato, senza tralasciare il fondamentale saggio I Celti in Italia, Mondadori.
Il suo nuovo romanzo Idi di marzo (Mondadori) segue due percorsi: uno si rivolge alla congiura per uccidere Giulio Cesare, l’altro attraversa le strade impervie e selvagge che da Modena portano all’Urbe il fedelissimo centurione Publio detto il Bastone, che vuole arrivare in tempo per avvertire il suo generale del pericolo.
Il vero protagonista del romanzo è proprio Publio» sottolinea Manfredi «che in effetti è più in scena dello stesso Cesare: deve affrontare avventure mozzafiato, sventare a uno ad uno agguati e trappole che vogliono impedirne la missione. È un personaggio realmente vissuto, citato più volte da Cesare nel “De bello gallico” per il suo coraggio. La suspence della narrazione si sviluppa soprattutto intorno alla sua lotta contro il tempo, dato che gli avvenimenti che si svolgono a Roma non possono riservare sorprese: l’assassinio di Cesare è uno dei fatti più noti della Storia universale». Una vera sfida narrativa quella di rimettere in discussione un evento di cui tutti conoscono il tragico epilogo.
E Manfredi spiega: «La forza di un romanzo sta nelle emozioni che suscita, e la fine di Cesare è un concentrato di emozioni, uno di quei grovigli in cui la Storia ribolle e le passioni umane svelano tutta la loro feroce ambivalenza. Ho scelto questo argomento proprio per scaldare le emozioni dei lettori fino a far scattare l’immedesimazione col centurione che deve farcela a tutti i costi ad avvertire Cesare e a sventare l’attentato».
Cesare, comunque, ne esce rivalutato: «Pur sapendo di essere minacciato, non solo rifiutò la scorta» aggiunge Massimo Manfredi «ma per sottrarsi ai sordidi intrighi romani stava preparandosi a muovere guerra ai Parti per riaffermare sul campo il suo valore personale».

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