Il destino di Padre Brown

Il destino di Padre Brown di Paolo Gulisano, Sugarco.
Paolo Gulisano è un’autore di cui ho praticamente letto tutto, è considerato tra i massimi esperti di JRR Tolkien in Italia. Laureato in Medicina e Chirurgia, medico epidemiologo e docente di Storia della Medicina all’Università Statale di Milano Bicocca, affianca alla professione medica un impegno culturale di saggista e scrittore. Ha dedicato a Tolkien e al suo mondo numerosi articoli, studi, traduzioni e quattro libri, è inoltre studioso della cultura celtica e anglosassone (bellissimi quelli sull‘Irlanda e su Re Artu), della cultura cristiana e ha contribuito alla diffusione in Italia delle opere di Clive Staples Lewis sul quale ha scritto articoli e libri, ha scritto numerosi saggi, tra cui uno dedicato a George MacDonald scrittore vittoriano ispiratore dei maggiori autori fantasy del ‘900, al grande Oscar Wilde e a John Henry Newman, grande prosatore inglese e autorevole apologista della fede.

La differenza tra questo e i libri passati (che erano delle biografie) è che segna il suo esordio nella narrativa, con il personaggio di Padre Brown che Gulisano conosce bene in quanto è biografo di Chesterton e vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana.

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Il romanzo è in realtà quello che gli anglosassoni chiamano un What is, una sorta di ucronia partendo da questa ipotesi: se nel Conclave del 1939 non fosse stato eletto papa Eugenio Pacelli, ma un certo cardinale Brown, ovvero Padre Brown assurto ai vertici della carriera ecclesiastica? Il libro ripercorre questa carriera, a partire dal 1917 (quando Chesterton abbandona Padre Brown e Gulisano lo raccoglie) fino al Conclave decisivo. Troviamo quindi Padre Brown sul fronte di guerra italiano, a Caporetto, tra Cadorna e l’agente segreto Kipling, oppure nella martoriata Spagna del generale Franco. Lo seguiamo nell’Irlanda rivoluzionaria di Michael Collins, nella Roma della Marcia di Mussolini, nella Torino di Frassati con don Sturzo e tra i Cristeros messicani nella loro rivolta al grido di Viva Cristo Re! guidati da Enrique Gorostieta y Velarde (ricordo che quest’anno uscirà Cristiada)

Un Padre Brown avventuroso, un misto tra un’investigatore e un’agente segreto che diventa prima monsignore e poi cardinale, amico di Merry del Val ed Eugenio Pacelli fino a salire sul trono di Pietro, secondo Papa inglese della storia dopo Adriano IV. Possiamo dire che Paolo Gulisano si sia divertito a fare rivivere al piccolo prete inglese tutti gli avvenimenti più significativi dalla prima alla seconda guerra mondiale e chissà che avrebbe detto Chesterton nel vedere il suo mite personaggio prendere l’altisonante nome di Innocenzo XIV.

Nel libro, oltre a diversi personaggi storici realmente esistiti, di cui si tratteggiano vicende e filosofie, ritroviamo addirittura Tolkien e Lewis, gli amici di Chesterton, come Belloc o padre McNabb, e i suoi personaggi letterari, come Flambeau, Basil Grant e Patrick Dalroy.

Divertente lo scambio di battute tra Padre Brown e Padre Mcnabb:
P.B.: “Infine, non ho potuto fare a meno, mentre ero al fronte, di indagare su alcuni strani fatti, sull’uccisione misteriosa di un ufficiale…”
P.M.: “I tuoi soliti intrighi polizieschi!”
P.B.: “Quasi esattamente. Ma stavolta non mi hanno permesso di proseguire le indagini…”
P.M.: “Colpa di quell’invidioso di Conan Doyle, scommetto! So che quell’spostata è stato a visitare il fronte”.
P.B.: “No” sorrise padre Brown, “no, il buon vecchio Doyle e la pipa del suo Sherlock Holmes non c’entrano. Si, ha fatto visita al fronte e abbiamo avuto anche modo di incontrarci e fare quattro chiccchiere. Sai, penso sia recuperabile alla fede: il suo razionalismo ottocentesco sta dando segni di cedimento…”

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