La seconda mezzanotte

La seconda mezzanotte di Antonio Scurati, Bompiani
Distopia italiana: sul mondo si è abbattuta la catastrofe – i ghiacci scongelati, la grande onda, il clima impazzito – e la distruzione, oltre alle terre, ha spazzato via il potere istituito, aprendo le porte a una nuova ondata di barbari extra europei.
Nel giorno che cambierà la sua vita, il Maestro si sveglia prima dell’alba. Guarda il sole sorgere sulla laguna e ascolta le pulsioni dolorose inviategli dal proprio corpo. Sono “i dolori del braccio che regge lo scudo”. È il 25 dicembre, fa già caldo alle sette del mattino e una nuova giostra sanguinaria si prepara. Ma nulla di tutto questo oramai importa. Ora il Maestro ha finalmente un motivo per rimanere in vita.

2092. Venezia – ricostruita da una multinazionale di Pechino dopo una terribile onda alluvionale – è la perversa Las Vegas della decadenza europea. In un clima africano, una folla di nuovi ricchi vi accorre per concedersi ogni vizio e, soprattutto, per assistere alle lotte tra gladiatori. Piazza San Marco è, infatti, trasformata in un’arena: il Colosseo del terzo millennio.
Mentre le Nazioni si dissolvono, il carnevale si avvicina e i padroni cinesi preparano lussi sfrenati e spettacoli crudeli. Intanto, gli ultimi veneziani, ai quali è stata interdetta la riproduzione, vivono confinati in un ghetto, piegati e derelitti. Nessuno sembra più volersi sottrarre alla violenza e alla lussuria di questo bordello della fine dei tempi. Eppure, perfino in questo parco giochi orwelliano, ci sono due uomini in rivolta che si levano contro l’orgia del potere. “Il Maestro”, guida dei nuovi gladiatori, e Spartaco, il suo allievo. L’antica via dei ribelli li condurrà alla città delle donne. Antonio Scurati torna all’ispirazione degli esordi con un romanzo visionario. Una grande avventura epica, smisurata e furibonda, che fa i conti con la nostra crisi narrando di uomini in marcia dentro e contro l’onda distruttrice della storia. Un libro non solo ambientato nel futuro ma rivolto al futuro, a quella speranza di vita che sorge solo nel senso della lotta.

“È nata. È definitivo. Non c’è ritorno. Nell’uscire il Maestro misura i propri passi. Si soffia nei palmi del le mani, fa ruotare le spalle, distende i muscoli . Si prepara alla lotta.”

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