Candidato a sorpresa

Torna il panzone Zach Galifianakis, in un film che è veramente un piacere, in una gran bella parodia delle grandi elezioni USA, il suo personaggio è il più bello del film, con il suo portato americanissimo di passione “local”, un vero buono e puro (geniale il momento di “verità” nel quale tutti si confessano i segreti più inconfessabili). Si ride a cuor leggero, perché queste cose nella realtà non avvengono: nulla torna davvero a posto. 
Vedere la parabola narrativa moraleggiante che fa incrociare le strade dell’irresponsabile e del brav’uomo, mescola un po’ le carte ma poi torna nei ranghi del “giusto”, è il contenitore ideale, semplicistico ma efficace, per permetterci di ridacchiare senza scrupoli delle malefatte del viscido Will Ferrell.
Il limite enorme di un film come Candidato a sorpresa è che lo si guarda da cima a fondo con la netta sensazione di averlo già visto più di una volta. Il che conferisce al titolo italiano una sfumatura beffarda, ma non per questo controproducente. Forse non lo abbiamo già visto al cinema (il confronto con Mr Smith va a Washington è quasi blasfemo), di certo lo vediamo tutti i giorni, tra carta stampata, web e tv. Lo vediamo nella realtà e si sa che in nessun altro frangente la realtà supera e anticipa la fantasia come quando si tratta di satira politica. Eppure, ci divertiamo, sbottiamo a ridere, mostriamo di gradire, appunto.

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