Una famiglia perfetta

A mio parere insieme a La migliore offerta di Tornatore il migliore film italiano della stagione, con una trama originale, atipica per il nostro mercato e decisamente divertente.
Comincia bene il film di Paolo Genovese, rappresentando una situazione da idillio natalizio presto ribaltato dall’entrata in scena di un Sergio Castellitto che alla presunta rilassatezza del quadro aggiunge una nota tesa, quasi tagliente: il suo primo scontro con la scalcinata compagnia ansiosa di riuscire a rispettare le linee guida della farsa è sulle caratteristiche fisiche del piccolo Daniele, troppo grasso per interpretare suo figlio, in un godibile aggiornamento di una ferocia da troppo assente nella commedia italiana contemporanea.
Proprio nei ripetuti e sempre più paradossali attriti tra il committente e gli attori, Una famiglia perfetta trova il suo punto di forza e la sua ragione d’essere, portando avanti un discorso sulla natura e sulla possibilità offerte dalla recitazione, arte che ha capacità di cambiare la realtà. Scorbutico e dispotico, quasi fosse un aggiornamento dello Scrooge dickensiano, Leone vede scorrere davanti ai suoi occhi il Natale (e la vita) che avrebbe potuto avere nel passato e che, trattandosi di una commedia per famiglie, riuscirà ad avere nel suo immediato futuro. 
Nell’adattamento dei personaggi-attori alla ferrea cornice stabilita emerge la distanza tra interprete e persona, corpo e ruolo, come le contraddizioni e le fragilità di chi può entrare e uscire a piacimento da uno specchio di cui bisogna conoscere le regole. È soprattutto questa la funzione della nonna interpretata da Ilaria Occhini, che da attrice famosa in passato a comprimaria in una compagnia di quart’ordine reclama il suo spazio con un “fuori programma” in grado di rialzare per un po’ quel tono senza dubbio afflosciatosi nella seconda parte del racconto; figura demiurgica quanto o più di quelle di Leone e Fortunato, il capocomico interpretato da un guittesco Marco Giallini, impartisce ai giovani colleghi lezioni pratiche sull’immedesimazione (ricercare una motivazione intima nelle scene di pianto) e incarna una nobiltà dell’arte dello spettacolo troppo confusa con il solo apparire (non a caso il sogno dell’adolescente Pietro è far parte del cast del Grande Fratello).

Trama:
In una villa di campagna nei pressi di Todi, un cinquantenne misterioso, ricco e solo, decide di affittare una compagnia di attori per far interpretare loro la famiglia che non ha mai avuto in occasione delle feste natalizie. Leone, il singolare padrone di casa, adesso ha una moglie, un fratello, una cognata, tre figli e una mamma, ma la finzione e la realtà si mescoleranno fino al sopraggiungere di un personaggio imprevisto dal copione che cambierà per sempre la sua vita.

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