Lone survivor

C’è stato un periodo l’anno scorso che in una settimana mi sono “sparato” The hurt locker, Black hawk down, Zero dark thirty, Age of heroes, Act of valor, Special Forces – Liberate l’ostaggio, un film bellico per giorno, giusto per seguire un filone coerente. 
Questo Lone survivor ben si sarebbe adattato a comparire nella cinquina e forse, dico forse, sarebbe stato al livello dei primi tre. Certo come tutti i film di genere bellico targato USA risente di un certo patriottismo portato all’eccesso, ma non è così smaccatamente manicheo, riconoscendo che in Afghanistan non sono tutti talebani. 
“Basato su una storia vera”, quello di Marcus Luttrell e dei suoi compagni d’armi impegnati nel 2005 nell’operazione Red Wings, Lone Survivor è un film che sfugge la guerra virtuale, quella combattuta nelle sale dei centri di controllo e delle sedi istituzionali, e infila l’intimità della battaglia e la prossimità dello scontro. Il film diretto da Peter Berg (regista dell’orrido Battleship) ti trascina direttamente all’interno di una battaglia cruda e lacerante senza nessuna retorica bellica.
Afghanistan, giugno 2005. Nella base aerea di Bagram l’ufficiale Erik Kristensen informa e predispone i suoi uomini alla missione: catturare e uccidere Ahmad Shah, temibile capo talebano responsabile della morte di numerosi marines nell’Afghanistan dell’est. Marcus, Mickey, Danny e Axe tostissimi NAVY SEAL vengono mandati in ricognizione sulle montagne intorno al villaggio dove Ahmad Shah si rifugia, vessando e giustiziando la sua gente. Forze speciali della Marina degli Stati Uniti, i quattro Navy Seal localizzano il leader integralista e attendono nascosti nuovi ordini. Ma il sopraggiungere improvviso di pastori e l’impossibilità di comunicare via radio con la base, li rende molto presto bersagli vulnerabili. Accerchiati e attaccati dal fuoco nemico, proveranno a sopravvivere, resistendo ai colpi inflitti e sperando nella buona sorte e nell’arrivo della cavalleria.

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