Tenet

Dire qualcosa di Tenet che non sia mai stato detto è difficile e non credo di riuscirci anche perchè la mia ammirazione per Christopher Nolan è talmente alta che l’ho sempre considerato il regista numero uno per quello che riguarda i film di genere thriller/fantascienza.
Anche questa volta devo dire che sono rimasto affascinato da questa opera che trasuda Nolan da tutti i pori. Dopo che si è visto un film di Nolan puoi iniziare a discutere per ore e ore delle trame che il genio inglese ci propone.
Però forse questa volta ha esagerato, proponendo una trama che per il pubblico generalista, e parlo di chi non è avvezzo a certi discorsi sui viaggi temporali, realtà parallele etc, forse è too much…è decisamente troppo.
Non fraintendetemi, io lo ammiro per questo, io voglio che il mio cervello venga messo a dura prova dalle sue storie e il mio divertimento più grande durante la visione di un suo film consiste nel decifrare il “codice cifrato” che Nolan ha confezionato, però questa volta la trama appesantisce tutto il film.

Un operativo americano senza nome, che lavora con la CIA, partecipa a un’azione in Ucraina, durante un attentato terroristico in un teatro dell’opera. Scoprirà che questa operazione era anche un test per mettere alla prova non solo la sua fedeltà all’Agenzia, ma pure la sua propensione a rischiare la vita per salvare persone innocenti. Viene così introdotto in un programma misterioso e compartimentalizzato, dove i partecipanti sanno solo quello che devono sapere. Lo addestrano quindi ad affrontare agenti che si muovono nel tempo e hanno pallottole che sparano a ritroso – ossia rientrano nella pistola – senza però spiegargli quale sia il loro obiettivo, ma solo che dall’esito delle sue operazioni dipende la sopravvivenza del mondo intero.

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