Moshi moshi

Moshi moshi di Banana Yoshimoto, Feltrinelli

L’elaborazione di un lutto, un mistero, un sogno.
“Moshi moshi”: è così che i giapponesi rispondono al telefono. Ma è anche la formula che dà il titolo al nuovo libro di Banana Yoshimoto. Protagoniste due donne, madre e figlia, che improvvisamente si ritrovano a condividere il dolore per la perdita del padre e marito. L’uomo, musicista in una band di successo, era rimasto coinvolto in un doppio suicidio insieme a una donna, misteriosa e affascinante, con la quale da tempo aveva una relazione. Scoprire d’un tratto il tradimento di una persona cara e insieme dover fare i conti con la sua morte costituisce per le due donne uno choc da cui non sarà facile riprendersi.

Dopo aver perso il padre Yoshie si trasferisce dalla sua casa di Meguro a un minuscolo e vecchio appartamento a Shimokitazawa, un quartiere di Tokyo famoso per le sue stradine chiuse al traffico, i ristoranti, i negozietti, nonché meta degli alternativi della capitale. Qui Yoshie spera, aiutata dall’atmosfera vivace, di superare il dolore e dare una nuova direzione alla sua vita. Un giorno, però, sua madre le si presenta a casa all’improvviso con una borsa Birkin di Hermès e qualche sacchetto. Inizia così una bizzarra convivenza che unisce le due donne lungo il percorso di elaborazione del lutto che le ha colpite, le pone di fronte a verità inaspettate, le aiuta a scorgere fiochi lumi di speranza nel buio di una quotidianità ferita. “Moshi moshi” “pronto” al telefono – è il racconto di una rinascita, la favola delicata e struggente della vita di un quartiere, la storia di una madre, di una figlia, di un grande dolore e di qualche piccola felicità inattesa.

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