Noi

Noi di Evgenij Zamjatin, Lupetti

“Per annientare il diavolo è permessa, si capisce, qualsiasi alterazione della verità – e così il mio romanzo scritto nove anni prima, nel 1920, è stato presentato come la mia ultima opera. È stata organizzata una persecuzione quale non si è mai avuta nella letteratura sovietica.” Tratte dalla lettera che Evgenij Zamjatin (1884-1937) spedì a Stalin nel 1931 nel tentativo di vedersi commutata in esilio quella “privazione della possibilità di scrivere” che pesava sul suo animo come una “pena di morte”, queste parole sono la testimonianza della dura censura che colpì “Noi”, l’avveniristico e lungimirante atto d’accusa contro la spietata e progressiva diffusione del taylorismo nella società sovietica e la morsa totalitaria in cui la Russia sarebbe rimasta strangolata sotto il regime di Stalin. Concepito nel 1918/19, scritto nel 1920/21, e mai pubblicato in Unione Sovietica, prima della caduta del muro di Berlino. Noi influenzò i successivi Il mondo nuovo (Aldous Huxley), Fahrenheit 451 (Ray Bradbury), 1984 (George Orwell) e il meno noto ma non meno bello Solo il mimo canta al limitare del bosco (Walter Trevis).

Nella città di vetro e di acciaio dello Stato Unico gli individui sono ridotti a numeri e vivono nel rigoroso rispetto dell’autorità del Benefattore, garante assoluto di una felicità “matematicamente” calcolata. Non esistono né vita privata né intimità. Le pareti degli edifici sono trasparenti, e anche il tempo dell’amore è scandito da orari e modalità rigorose. Scritto in forma di diario tenuto dal costruttore di una macchina spaziale, l’Integrale elettrico, che avrebbe il compito di esportare in tutto l’universo “il benefico giogo della ragione”, “Noi” incarna una delle più sofisticate e lucide anti-utopie della letteratura novecentesca.

“Viviamo l’epoca della soffocazione della personalità in nome delle masse… L’uomo muore. Il superbo homo erectus si mette su quattro zampe… Il valore della vita umana cade a precipizio… Non si può più tacere! È tempo di gridare: l’uomo è fratello dell’uomo!
Se potessi sapere che cosa c’è là, più in su del cielo. E se potessi sapere chi sono io, che cosa sono!”. “Ma là, dove finisce il vostro universo finito, là, che cosa c’è oltre?”