Non sposate le mie figlie

Dopo Benvenuti al Nord, Cena tra amici, Tutti pazzi per Rose, La cuoca del presidente e Quasi amici, il cinema francese colpisce ancora con una commedia assolutamente deliziosa.
Non sposate le mie figlie è il titolo del nuovo fenomeno cinematografico dell’anno, che in Europa ha incassato 130 milioni di euro, con oltre 12 milioni di spettatori solo in Francia.
Claude e Marie Verneuil sono una coppia borghese, cattolica e gollista. Genitori di quattro figlie, tre delle quali coniugate rispettivamente con un ebreo, un arabo e un asiatico, vivono nella loro bella proprietà in provincia e pregano dio di maritare la quarta con un cristiano. La loro preghiera viene esaudita. Euforici all’idea di celebrare finalmente un matrimonio cattolico, ignorano che Charles, il futuro marito della figlia minore, ha origini ivoriane.
Non sposate le mie figlie è una divertentissima commedia francese che gioca sull’identità, la differenza (come il Quasi amici di tre anni fa), la religione, il razzismo e naturalmente i matrimoni misti, parlando ai comunisti e ai gollisti, o più genericamente alla sinistra e alla destra.
Muovendosi nemmeno troppo sottilmente e in modo politicamente corretto tra immigrazione e integrazione, tra antisemitismo e globalizzazione. Intorno a un tavolo e davanti a un bicchiere di vino francese, come nella Cena tra amici (travolgente commedia francese sempre giocata sulle contrapposizioni politiche e successo di due anni fa) si risolvono poi le contraddizioni di questa commedia corale che alleggerisce con la risata ecumenica l’inquietudine e le contraddizioni che agitano la società francese.