Ore 15:17 – Attacco al treno

Spencer Stone, Alek Skarlatos e Anthony Sadler s’incontrano la prima volta dal preside, sulla panchina dell’anticamera, in attesa di un rimprovero. Saranno ancora insieme molti anni dopo, a Parigi, davanti al Presidente della Repubblica, per ricevere la legione d’onore. In mezzo c’è un’amicizia lunga una vita, la scelta di arruolarsi (per due su tre di loro), un viaggio estivo in Europa e un treno, il Thalis delle 15:17 da Amsterdam a Parigi, che cambierà le loro vite e quelle di molte altre persone.

Clint Eastwood racconta i fatti del 21 agosto del 2015, quando tre ragazzi di Sacramento sventarono un attacco terroristico fermando a mani nude un armatissimo miliziano dell’ISIS, pronto a fare una strage. Lo fa basandosi sulle loro memorie, affidate ad un libro, e scegliendo una strada molto poco frequentata, specie in questo genere, chiedendo ai veri protagonisti di interpretare loro stessi.

I tre amici sembrano a loro agio nella parte e non sono il problema del film che a parte il doppiaggio non impeccabile e didascalico risente di momenti di noia anche perchè la vita di questi 3 eroi non si può certo dire entusiasmante. Diciamo che la pellicola regge fino all’arrivo dei nostri tre in Europa dopodichè ci si perde in una marea di selfie e di clichés fino al momento culminante che però si risolve in modo estremamente rapido.

La filmografia di Clint Eastwood, ben 38 film (due Oscar per la regia, uno alla carriera e due per il miglior film, Gli spietati e Million Dollar Baby), non viene certo intaccata da questa sua ultima opera che pur non avendo lo spessore e la profondità di altri suoi film prosegue il suo discorso sull’uomo comune che diventa eroe nei momenti di difficoltà come nel bellissimo Sully oppure in nel suo capolavoro Gran Torino, Walter “Walt” Kowalski e Chesley ‘Sully’ Sullenberge, personaggi che diventano metafore dell’America.