Death Stranding è un game changer?

TOMORROW IS IN YOUR HANDS

Non sono ormai da anni, per via di mille impegni e passioni, un videogiocatore, ma trovo sempre molto interessante questo mondo che ormai fonde cinema, arte, tecnologia, strategia e tanto altro. Non posso percui non commentare l’uscita dell’ultima fatica di Hideo Kojima Death Stranding, un opera che sta tutt’ora dividendo il pubblico degli appassionati. Il gioco nel suo chiaro intento di sperimentazione tra videogame e cinema mi ha ricordato L’uomo del giorno dopo con Kevin Kostner. Da qualche parte nel territorio di quelli che un tempo erano gli Stati Uniti d’America. Un uomo solitario bussa agli alti cancelli di uno sperduto villaggio in mezzo ai boschi. L’uomo è appiedato, disarmato e porta solo una borsa a tracolla. Gli sparuti abitanti del villaggio – abituati a soprusi e violenze di ogni tipo – non abbassano il fucile e gli chiedono di nuovo, diffidenti, chi egli sia mai. L’uomo solitario si tocca il berretto d’ordinanza, si sistema la borsa, e dice infine l’unica cosa che questi sopravvissuti non avrebbero mai e poi mai potuto aspettarsi: “Sono il vostro portalettere!”. Un postino destinato ad unire gli ultimi brandelli di Stati Uniti rimasti.

In Death Stranding troviamo invece Sam Bridges, un corriere costretto ad affrontare un mondo mortale e misterioso in cui la morte si nasconde dietro ogni angolo che ha le fattezze di Norman Reedus il Daryl di Walking Dead.
Scopo del nostro eroe? Connettere quello che rimane degli USA in un epoca nella quale l’umanità si trova di fronte ad una alternativa: l’estinzione, oppure un salto evolutivo. Letteralmente Death Standing è lo spiaggiamento che porta alla morte i cetacei…nello stesso modo Kojima immagina che l’umanità sia destinata all’autodistruzione.
Bridges già a partire dal nome sarà il ponte destinato ad unire le comunità ormai isolate, le UCA Città Unite d’America. Dietro a questo videogioco c’è una complessità narrativa incredibile mai vista prima, una Sekaikan pazzesca, come i giapponesi chiamano la visione del mondo dove ci si può muovere a proprio piacimento. Con anche i suoi difetti credo che Death Stranding sarà ricordato negli anni in quanto summa della poetica di Kojima che vi ha compresso tutta la cultura pop che nel corso degli anni ha assorbito, vedendo le immagini dei primi trailer ho subito ho pensato alla nuova ondata della fantascienza di Ted Chiang, Cixin Liu e Jeff Vandermeer.

Aspetto l’edizione pc per poterlo testare aimèe l’anno prossimo quando ne è prevista l’uscita.


Guillermo del Toro, Norman Reedus e Hideo Kojima