Steve Jobs non abita più qui

di Michele Masneri, Adelphi

Molti luoghi del mondo sono macchine del tempo, quasi sempre rivolte al passato. Poi ce ne sono alcuni – pochissimi – che portano direttamente, se non al futuro, a quello che del futuro riusciamo a immaginare. Uno è la California di Michele Masneri. Non importa dove Masneri si aggiri, né con chi parli: che ascolti un autista di Uber descrivergli nei particolari la startup che lo renderà miliardario, registri le lagnanze dei vicini di casa di Mark Zuckerberg, tormentati dalle sue perenni ristrutturazioni di interni, esplori quanto sopravvive dell’un tempo gioioso ecosistema gay, o si faccia spiegare molto bene da Jonathan Franzen dove il pianeta dovrebbe andare per salvarsi, quella che Masneri scrive qui è una lunga, movimentata, esilarante prova provata di quanto ci avesse visto lungo Frank Lloyd Wright, quando sosteneva che tutto quanto sul pianeta non abbia un ancoraggio sufficientemente solido prima o poi comincerà a scivolare verso la California.

«Prenda qualcosa di caldo, caro» dice una signora con capello candido, al Whole Foods di California Avenue, mentre mi servo un po’ di mashed potatoes il giorno dopo l’elezione di Trump del 2016. A casa, lo psicodramma. Avevo fatto questo esperimento sociologico, per un mese:
vivere in un co-living, moderna declinazione della comune, ma qui di ragazzotti col sogno della startup, arrivati da tutto il mondo per giocarsela a San Francisco; dunque camerette minuscole a rischio agibilità vicino al Civic Center, due bagni per dieci persone, uno studentato fuori tempo massimo.
Nella Casa del Grande Fratello Startupparo oltre a me ci sono A., ventenne argentina molto simpatica, che studia diritto internazionale e sta tutto il tempo a parlare con la fidanzata che fa la dentista a Mar del Plata, e S., ventenne ingegnere di Stoccarda con una passione soprattutto turistica per la Silicon Valley: va a vedere tutti i quartier generali, di Facebook, di LinkedIn, di Twitter, non si perde un garage, di Steve Jobs, di Google, di HP, e fa le sue stories, soddisfattissimo (si capisce subito che uno dei business più fruttuosi qui non è la startup, ma il turismo della startup).
Il problema è che i tedeschi la mattina si svegliano prestissimo e cominciano a rosolare pezzi di carne e bacon generando una nube tossica tipo Dieselgate. Al secondo giorno scatta la solita alleanza tra PIGS, cioè paesi di vari Sud sgangherati ma con diete mediterranee da poveri ma belli, e con l’argentina spalanchiamo tutto e gli facciamo il cazziatone.

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