Sleuth – Gli insospettabili

Portare sullo schermo un’opera scritta per il teatro può essere molto rischioso. Lo sa bene Kenneth Branagh, specializzatosi in adattamenti shakespeariani ma di recente anche autore di un’epica versione cinematografica de “Il Flauto magico”. Con Sleuth, l’attore/autore britannico stupisce – e convince – grazie alla modernità, l’attualità e la sobrietà del testo trattato, originariamente scritto da Anthony Schaffer (e già portato sullo schermo da Mankiewicz nel ’72 con il titolo Gli insospettabili), ma qui rinnovato dal premio Nobel per la letteratura Harold Pinter, che ha accettato immediatamente la proposta di Branagh per lavorare a quest’opera sull’egocentrismo maschile, “la storia di due uomini in una stanza, uno più vecchio e l’altro più giovane, che combattono fisicamente e psicologicamente per una donna che noi non vedremo mai”. In sostanza, il prototipo delle storie scritte da Pinter per quarant’anni.

La vicenda ha inizio con l’incontro tra il celebre, egocentrico scrittore di gialli Andrew Wyke, e il giovane e affascinante amante di sua moglie, l’attore di origine italiana Milo (Tindolini) Tindle. L’immediata competizione retorica tra i due uomini si trasforma rapidamente in un gioco raffinato e pericoloso partorito dalla fantasiosa mente dello scrittore: Tindle dovrebbe rubare i preziosi gioielli della donna per poi rivenderli e poter vivere di rendita insieme all’amata. Un piano apparentemente impeccabile. Ma un uomo geloso ed egocentrico come Wyke potrebbe davvero aiutare l’uomo che fa l’amore con sua moglie?
Non è facile mantenere alti ritmo e tensione in un film dall’impianto teatrale, interamente girato in un interno. Se gli “uomini arrabbiati” chiusi in una stanza da Sidney Lumet nel ’57 erano dodici, in Sleuth, con due soli uomini arrabbiati, la tensione si fa ancora più forte e pungente grazie alla capacità di Pinter di calibrare ogni battuta senza mai eccedere, di dosare il suo particolare umorismo nero con un senso di angoscia e d’inquietudine degni di un’altra sua eccellente sceneggiatura, quella di Il servo di Losey.
Ne deriva un thriller da camera che sfocia nella dark comedy, una raffinata e brillante partita all’ultimo sangue tra due uomini in lotta per il possesso di una donna, fantasma che aleggia continuamente nei discorsi dei due e ideale protagonista invisibile della storia. Inquietante e divertente, grazie anche alle brillanti interpretazioni di Michael Caine e Jude Law, Sleuth trova la sua forza anche nella raffinata ambientazione, la dimora escheriana di Wyke, antica all’esterno e ipermoderna e tecnologica all’interno, un mondo chiuso fatto di ascensori, telecamere e scale senza via di uscita, perfetta incarnazione dell’animo ambiguo e imprevedibile del suo proprietario.

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