Donnie Darko

donnie_darko.jpg« 28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi… ecco quando il mondo finirà » questo l’inquietante messaggio cheDonnie Darko riceve da parte di Frank, gigantesco coniglio grigio antropomorfo dal grottesco aspetto demoniaco, che gli appare come una sorta di allucinazione dalla notte dell’impatto di un motore d’aereo, comparso dal nulla, sulla sua camera da letto.
Questo è in pochissime parole l’inizio di Donnie Darko, film d’esordio di Richard Kelly, scritto e prodotto nel 2001 e riproposto al cinema nella versione director’s cut, più lunga di 20 minuti, nel 2004. Un film che nel giro di pochi anni è diventato un vero e proprio fenomeno di culto e che attraverso il passaparola e a una buona miscela di mistero e fantascienza è riuscito ad avere nella sua seconda uscita al cinema un grande successo.
È la notte del 2 ottobre 1988, la televisione trasmette i confronti tra George H. W. Bush e Michael Dukakis, la figlia maggiore Elizabeth rincasa, quando l’esistenza della famiglia Darko viene sconvolta dalla caduta di un motore d’aereo precipitato direttamente nella camera di Donnie. Donnie, però, non è nella sua stanza: dopo un episodio di sonnambulismo, si risveglia nel campo da golf di Middlesex Virginia, destato da due giocatori, e si ritrova una strana sequenza di coordinate numeriche scritta sul braccio: “28:06:42:12”.
Donnie è introverso e soprattutto schizofrenico – in terapia psichiatrica e sotto cura farmacologica, affetto da un apparente stadio depressivo, vive con tedio l’esistenza non comprendendone il significato. Donnie ritorna a casa felicemente accolto dalla famiglia, sollevata per averlo ritrovato sano e salvo, quando scopre di essere appena scampato alla morte a causa di una turbina di un Boeing precipitata dal cielo, di cui però gli ispettori della FAA non sanno spiegarsi la provenienza, in quanto non risulta staccatasi da alcun velivolo in volo al momento dell’incidente.
Dopo le lezioni, in automobile col padre, eviterà all’ultimo momento di investire “Nonna Morte”, un’anziana donna che vive le sue giornate in completa solitudine, facendo la spola tra la casa e una cassetta della posta sempre vuota. Donnie tenta gentilmente di convincere la signora a spostarsi, ma questa gli sussurrerà all’orecchio una macabra asserzione: “ogni creatura sulla terra quando muore è sola”. Questa frase sconnessa non sarà priva di ripercussioni sulla turbata psiche del ragazzo.
Incuriosito da un accenno di Frank sui viaggi nel tempo, Donnie intrattiene col professore di fisica un discorso su wormhole, viaggi temporali e mezzi di trasporto; il docente, entusiasmato dall’interesse dello studente per l’argomento, gli fa segretamente dono di un libro dal titolo esoterico: “La filosofia del viaggio nel tempo”, scritto da Roberta Sparrow, alias Nonna Morte, dopo aver lasciato le suore e insegnato nella medesima scuola di Donnie. Durante la lettura del libro, Donnie comincia a ravvisare le prime coincidenze: pensa che Frank gli abbia nominato i viaggi nel tempo perché potesse venire così a conoscenza dell’esistenza del libro e dalla sua autrice, e la frase di Nonna Morte acquisisce per lui una valenza particolare, che lo porterà a considerare che tutto nella vita, compresa la ricerca del suo intrinseco significato, perde di senso se alla fine un uomo muore solo.
Non voglio spoilerare troppo per non rovinare l’esperienza che questo film può donare allo spettatore che non lo ha visto, le atmosfere dominanti sanno di paranormale, di mistero di horror e di fantascienza. L’opera è decisamente da ascrivere alla serie di film interpretabili attraverso il libro tibetano dei morti, come “Apri gli occhi”, “Allucinazione perversa”, “Lost Highway“, da vedere assolutamente, il film si avvale anche di un notevole cast, dal protagonista, il bravo Jake Gyllenhaal fino a Drew Barrymore, Patrick Swayze e Noah Wyle.

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