Only fools are enslaved by time and space – gran finale di Lost


Faramir_73, LucaGGI, Lost_glorfindel, Barbara Bader, Paolino Sutera, Olivia Guaraldo, Paolo Richelli e tanti altri

Oggi è stata una giornata campale, con The end abbiamo concluso un’avventura vissuta 6 anni, l’abbiamo conclusa insieme come abbiamo fatto sempre durante la lunga galoppata di quella che rimarrà la serie tv più bella di sempre, durante la quale abbiamo teorizzato, discusso e sviscerato ogni singolo fotogramma. Un grazie a tutti gli amici che mi hanno accompagnato e un grazie agli autori.
Molti sono rimasti delusi dal finale ma io no e mi fermo qui. 
Il grande artefice di questa serie, Damon Lindelof ha ben sostenuto la sua linea in una bella intervista nella quale ha spiegato che quando ha saputo che LOST sarebbe finito con la VI stagione, Lindelof ha sempre affermato che a chi guardava la serie per conoscere le risposte a tutti i misteri non sarebbe piaciuto il finale, a quel punto il quadro generale della serie era definito.

Qui arriviamo a un concetto chiave del pensiero di Lindelof su LOST: non è che non gli interessasse tutta la mitologia della serie, ma siccome la scena peggiore della storia dei racconti con dei misteri è quella dell’Architetto che spiega a Neo il perché e il per come di The Matrix la sua decisione è stata: teniamocene alla larga come dalla peste bubbonica. Possiamo dargli torto? The Matrix per me si chiude con “Wake Up” dei Rage Against The Machine alla fine del primo film, credo che pochi non concordino con me.

Come dice Lindelof stesso tra l’Architetto e LOST probabilmente c’è il giusto mezzo: l’Architetto è troppo, LOST è troppo poco, la scelta sul dove sbilanciarsi è caduta sul “troppo poco”, con un risultato sicuramente migliore di quello del “troppo”, visto il tipo di racconto che è LOST.

Non è la prima volta che Lindelof cita capolavori della fantascienza per descrivere il suo stato d’animo nei confronti della mitologia di LOST: spesso diceva di non voler mai raggiungere il livello che Star Wars raggiunse con i midichlorian come spiegazione della Forza. Piuttosto che rispondere a certe domande, è meglio lasciarle senza risposta.

In un certo senso ha anche ragione: lo ricordiamo tutti Across the Sea (la storia di Jacob e di Man In Black), l’episodio di Lost che più ha diviso il fandom, vero? Proprio in questa intervista, Lindelof spiega come, tra tutti gli episodi di LOST, questo fosse quello a cui era meno attaccato emotivamente: era un vero e proprio download di informazioni, senza nessun legame con i personaggi su cui aveva lavorato 6 lunghi anni.

  • Era tutto reale.
  • L’aereo è caduto.
  • La botola è implosa.
  • Jack chiude l’occhio e muore.
  • Tutto ciò che è accaduto sull’Isola è reale.

Sono gli avvenimenti della VI stagione durante i “flash-sideways” a non essere accaduti nella realtà.

In questo preciso momento Hurley e Ben, con l’aiuto di Walt, sono realmente al comando dell’Isola. (Avete visto The New Man In Charge, vero?)

L’intenzione del team di LOST era quella di esplorare l’idea di purgatorio, in senso letterale e figurato. Questo concetto era così evidente sin dall’inizio che tra gli spettatori si era diffusa la convinsione che l’Isola fosse il purgatorio e che fossero tutti morti, nonostante tutto lo staff continuasse a ripetere che così non era.

La serie parla di giudizio, ma non il giudizio di una qualche divinità ma della capacità di auto giudicarsi, l’idea era che se i personaggi fossero stati in grado di perdonarsi la serie sarebbe finita. Il titolo non è LOST (“perduti”) perché queste persone sono su un’isola ma perché hanno perduto la via.

Il fatto che ABC abbia, per qualche bizzarro motivo, scelto di mandare in onda le immagini dei rottami del volo Oceanic 815 mentre scorrevano i titoli di coda è fuorviante, ma è stata una scelta del network, non degli autori, che si sono subito affrettati a precisare che LOST finiva prima dei titoli di coda e che quelle immagini non avevano alcuna attinenza con la storia.

Per aiutare lo spettatore a comprendere cosa fosse successo gli autori si sono premurati di farlo spiegare anche a Christian Shephard: è tutto reale, è accaduto tutto quanto, è solo che in quel luogo i concetti di spazio e tempo non hanno significato.

Lindelof sottolinea quale sia il concetto base di LOST: persone tra loro sconosciute, con una vita disastrosa alle loro spalle trovano conforto nel fare gruppo con gli altri sopravvissuti allo schianto sull’Isola, il senso di LOST non è certo “Migliaia di anni fa su un’isola una donna dà alla luce due gemelli, ecc.”. Il fatto che queste persone trovino una via d’uscita dalla miseria delle loro vite in questo modo è molto new age, dice Lindelof, ma è esattamente la storia che gli autori volevano raccontare. The end.
See ya in anotha life, brothers!

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