Homeland

Vorrei segnalarvi una serie che adesso al quinto episodio, si tratta di Homeland, basata sula serie israeliana di Gideon Raff intitolata Hatufim, conosciuta anche con il titolo Prisoners of War. Una storia post 11 settembre che ha tutti gli elementi che dovrebbe avere: politicamente risonante, emotivamente straziante e avvincente da guardare.
Homeland è l’erede più diretto di 24 durato ben otto stagioni e anche di Rubicon (o del sottovalutato Sleeper Cell 2005-2009) con cui divide ritmi lenti e punte di tensioni altissime e alcune somiglianze con il film Essential Killing, rinnovata per una seconda stagione, è una delle candidate per “serie tv dell’anno”.

Come possiamo osservare le narrazioni televisive alimentano e insieme esorcizzano le paure della nostra civiltà, consentendoci di vivere il brivido dell’imprevisto dal salotto di casa nostra, l’apocalisse post 11 settembre, l’ossessivo uso della tecnologia e della sorveglianza, temi che caratterizzano anche una serie come Person of Interest.

La serie ha per protagonisti Claire Danes e Damian Lewis. La Danes interpreta Carrie Mathison, un ufficiale della CIA che ritiene che il marine statunitense Nicholas Brody (interpretato da Damian Lewis), che fu detenuto da Al-Qaeda come prigioniero di guerra, faccia parte di una cellula dormiente e che sia un rischio significativo per la sicurezza nazionale.

Carrie Mathison, un ufficiale operativo della CIA, viene riassegnata al Centro Antiterrorismo della CIA a Langley, in Virginia, dopo aver condotto un’operazione non autorizzata in Iraq. Mentre stava conducendo l’operazione in Iraq, Carrie è stata informata che un prigioniero di guerra americano era al servizio di Al-Qaeda.
Durante un briefing d’emergenza, indetto dal suo capo, il direttore del Centro Antiterrorismo David Estes, Carrie scopre che Nicholas Brody, un sergente dei Marines che era stato ritenuto scomparso in azione in Iraq dal 2003, è stato liberato durante un raid della Delta Force. Carrie arriva a credere che Brody era il prigioniero di guerra americano di cui era stata informata. Tuttavia, il governo federale e i suoi superiori alla CIA considerano Nicholas Brody un eroe di guerra. Rendendosi conto delle difficoltà per provare la sua tesi e nel convincere il suo capo, David Estes, a mettere sotto sorveglianza Brody, Carrie chiede aiuto all’unica persona di cui si può fidare, il suo mentore Saul Berenson. I due devono ora lavorare insieme per indagare sulla figura di Nicholas Brody e prevenire un altro attacco terroristico sul suolo americano.

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