Da Vinci’s Demons – un’occasione mancata


Lucrezia Donati dell’interpretazione di Da Vinci’s Demons e l’originale di Leonardo

Lorenzo il Magnifico, della casata dei De Medici, il Principe del Rinascimento, l’uomo nuovo, quello che scrisse “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c’è certezza“, la congiura dei Pazzi, l’immensa fortuna dovuta alla diffusione del fiorino come moneta di scambio in tutta europa. Questo e molto ancora era Firenze nel ‘400, la più grande fucina di artisti da Leonardo da Vinci, Piero della Francesca, Botticelli, Mantegna, Verrocchio, umanisti e come Pico della Mirandola, Angelo Poliziano e Macchiavelli e tanti altri ancora. 
Questa era la Firenze di Lorenzo detto il Magnifico, questa era la città dove Leonardo mosse i primi passi. Questa non è la Firenze che viene descritta in Da Vinci’s Demons, a mio parere la più brutta serie tv mai trasmessa, un vero insulto alla storia del Rinascimento. La scialba sceneggiatura è di David S. Goyer, autore del bel Il Cavaliere Oscuro – il ritorno di Nolan. Le scene girate in interni ed esterni sono fatte con effetti speciali piuttosto scadenti e si vede che la vera Firenze gli autori non l’hanno mia vista nemmeno con il cannocchiale. Il protagonista Tom Riley è un Leonardo da Vinci rock star, una brutta copia dello Sherlock Holmes interpretato al cinema da Robert Downey Jr. 
Se  si dovesse descrivere la serie si potrebbe dire che è una serie di intrighi, gente che si accoppia, cospirazioni e gente che si accoppia e… gente che si accoppia…e altra gente che si accoppia. Troppo poco per attirare, un occasione mancata perché la vita di Leonardo Da Vinci e Lorenzo il Magnifico e degli altri geni del Rinascimento che frequentavano la corte sarebbero degni di essere rappresentati in un grande film, come nel 1996 si vociferava volesse fare Mel Gibson.

Lorenzo il Magnifico e il suo tempoWalter Ingeborg, Donzelli
Elegante rivisitazione di un tema biografico già ampiamente studiato, il profilo di Walter si distingue per la netta identificazione della vita del Magnifico con la sua attività politica e diplomatica. E la storia della famiglia coincide con la conquista del primato, economico prima, e politico poi, a Firenze e in Italia. La vicenda di Lorenzo è interamente compresa in questo rigoroso quadro storico. Con belle pagine sulla congiura dei Pitti e su quella dei Pazzi (ma lasciando in ombra l’importante ruolo di Federico da Montefeltro), con un acuto riesame della strategia difensiva medicea di fronte al Regno di Napoli e all’aggressiva politica papale. La formazione del giovane Lorenzo, come più tardi le strategie finanziarie della famiglia (la crisi del Banco e il dissesto finanziario, fino ai sospetti di illecito “ricorso al denaro pubblico”), sono allora altrettante occasioni di approfondimento, che permettono di illuminare una personalità e le sue scelte pubbliche nel corso di una difficile “navigazione fra gli scogli”: immagine, questa, ben più adatta alla realtà di ogni immagine propagandistica (sia essa l'”età dell’oro” o la “magnificenza” di Lorenzo). Il ruolo dell’immaginario nell’avventura medicea, peraltro, non viene del tutto trascurato, anche se nel volume di Walter la produzione letteraria del Magnifico rimane un poco ai margini. Le pagine più interessanti sono invece quelle dedicate ai risvolti figurativi, con interessanti osservazioni sui pittori fiorentini attivi nella Cappella Sistina, su Sandro Botticelli autore di “pitture infamanti”, sulla Cappella Sassetti e la villa di Poggio a Caiano, sui rapporti fra Lorenzo e Andrea Mantegna.

La fortuna dei mediciTim Parks, Mondadori
I Medici sono un simbolo del Rinascimento italiano: grandi patroni delle arti e delle scienze, creatori di un mito per fama e ricchezza artistica. Ma cosa ha reso possibile la costruzione di una corte così tanto sfarzosa? La risposta è semplice: il prestito di denaro. I Medici sono stati prima di tutto una grande famiglia di banchieri, che ha accumulato fortune immense grazie a una professione, quella del prestatore di denaro contro interesse, che all’epoca era bollata dalla Chiesa come un peccato gravissimo.

Lascia un commento