Casa di foglie

Casa di foglie di Mark Z. Danielewski, Mondadori

Quello che mi trovo a consigliare oggi è uno strano bellissimo romanzo horror che pubblicato in Italia nel 2005 risulta di difficile reperibilità in formato cartaceo. La struttura del romanzo è alquanto inusuale, a causa dell’impaginazione, propria dello stile della letteratura ergodica, che obbliga a tratti a rigirare e/o ripiegare il testo come nel bellissimo S. La nave di Teseo di J.J. Abrams.

Un libro-labirinto, a metà strada tra horror e thriller psicologico, ma anche un trattato postmoderno di critica letteraria.
Casa di Foglie inizia con una narrazione in prima persona di Johnny Truant, impiegato in un negozio di tatuaggi a Los Angeles. Truant è in cerca di un nuovo appartamento quando il suo amico Lude lo informa che nel suo condominio se ne è appena liberato uno, appartenuto a tale Zampanò, un anziano cieco deceduto di recente.
Nell’appartamento di Zampanò, Truant scopre un manoscritto dell’anziano signore che si rivela essere uno studio accademico di un film documentaristico intitolato Tha Navidson Record.
Il resto del romanzo si alterna tra questo scritto di Zampanò, le note autobiografiche di Johnny, una piccola trascrizione di una parte del film fatta dal fratello di Navidson, Tom, un’altra breve trascrizione di interviste a varie persone riguardo al film fatte dalla moglie di Navidson, Karen, e brevissime note di editori sconosciuti, il tutto tenuto assieme da una quantità di didascalie. È presente inoltre un quarto narratore, la madre di Johnny, la cui voce traspare da un plico autonomo di lettere intitolato Le lettere di Whalestoe. A ciascuna voce narrante corrisponde un differente carattere di stampa, che facilita il lettore nel seguire la struttura a volte difficoltosa del romanzo.

Per chi volesse saperne di più, vedere questa interessante videorecensione