Ant-Man

Ant-Man porta per la prima volta sul grande schermo uno dei membri fondatori degli Avengers. Il personaggio di Hank Pym/Ant-Man esordì nei fumetti Marvel nel 1962, con Tales to Astonish #27, e apparve poi al fianco degli Avengers in Avengers #1, nel 1963.
Per questo Ant-Man non è un film “minore” come molti possono pensare.
Quello della diversità, del supereroismo come riscatto, definitivamente riconquistato da quei nerd che l’hanno generato, sulla scia dei Guardiani della Galassia che sono già cult generazionale. Perché se il supereroe con superproblemi è il marchio di fabbrica della Marvel, pochi possono competere con la mancanza di glamour di un ex galeotto divorziato e miniaturizzato a cavallo di una formica.

Il rischio di cadere nel ridicolo , senza contare il fatto che la produzione ti questo film ha comportato anni: in origine progetto pluriennale di Edgar Wright (L’alba dei morti dementi, Scott Pilgrim vs the World), destinato a sconvolgere il canone tra mille aspettative, si è trasformato, a causa di divergenze creative, in quello di Peyton Reed.
Ant-Man funziona nella sua irriducibile singolarità, nella sua anarchica impossibilità di adattarsi a schemi consueti così tale da risultare il miglior film di supereroi del 2015.