J.K. Rowling L’incantatrice di 450 milioni di lettori

J.K. Rowling L’incantatrice di 450 milioni di lettori di Marina Lenti, Ares edizioni

La vicenda artistica di Joanne Kathleen Rowling non ha precedenti nella storia dell’industria libraria. Mai, prima di lei, un autore era assurto a fama e ricchezza così velocemente e, al tempo stesso, in maniera così estesa e capillare. Nel giro di una dozzina d’anni la scrittrice è passata da un sussidio di disoccupazione pari a 278 sterline al mese a una fortuna stimata in 530 milioni di sterline, diventando un fenomeno editoriale, cinematografico e mediatico. A uno sguardo più attento è possibile scorgere, tuttavia, il sottile filo «magico» che lega gli eventi e capire come i 32 anni che vanno dalla sua nascita alla pubblicazione di Harry Potter e la Pietra Filosofale non siano altro che un lungo terreno preparatorio per tutto quello che verrà superficialmente etichettato dalla stampa anglosassone come una semplice storia «dagli stracci alla ricchezza», ma che in realtà ha tutti gli appassionanti connotati di un racconto fantastico. Un racconto che questo saggio biografico narra in dettaglio grazie a scrupolose e ampie ricerche, dimostrando la fondatezza del vecchio adagio: «Attenti a ciò che desiderate. Perché potrebbe avverarsi…».

A volte, si rende addirittura necessario che la giovane madre salti il pasto per poter nutrire la piccola; altre volte è costretta a entrare in un negozio della catena Mothercare (l’equivalente del nostro Prenatal) fingendo di esaminare vestitini che mai avrebbe potuto comprare, unicamente per sgattaiolare nella stanzetta per il cambio dei pannolini e racimolarne qualcuno fra quelli lasciati gratuitamente a disposizione. E poi c’è l’umiliazione mensile di andare a ritirare il sussidio all’ufficio postale… La scrittrice non ha mai scordato le sensazioni provate la prima volta che l’ha fatto, simili al sentirsi affetti da una tremenda malattia e all’avere l’impressione che tutti sappiano la ragione per cui una si trovi lì.
Il riflesso di questa povertà verrà esorcizzato nella saga donando a Harry una ragguardevole ricchezza per via ereditaria: «Il denaro di Harry non è realmente così importante nei libri, se si eccettua che lui può permettersi l’uniforme e via dicendo. Penso di avergli donato una fortuna perché ero così squattrinata quando ho scritto il primo libro, ed era l’espressione del mio desiderio di non dovermi preoccupare di cose come queste».

A quell’epoca la Rowling si vergogna talmente della propria condizione che, nel rievocarla oltre tre lustri dopo, ha dichiarato: «Mi sentivo come se avessi tatuata sulla fronte una frase del tipo “divorziata, genitrice single senza un centesimo”».
Negli anni della fama, questa indigenza darà l’avvio ad alcune ridicole leggende metropolitane come quella secondo cui ella prese a scrivere nei caffè (un’abitudine che invece, come abbiamo visto, era già inveterata) perché l’appartamento non era riscaldato; oppure quella secondo cui, non potendo permettersi l’acquisto di fogli, scrivesse sui tovagliolini di carta, quando in realtà la sola cosa tracciata su uno di questi è lo schizzo di Nick Quasi-Senza- Testa mostrato sul suo sito, mentre l’unico altro peculiare supporto cartaceo effettivamente testimoniato è il sacchetto per il mal d’aria su cui appuntò i nomi delle quattro Case di Hogwarts.