L’eroe dai mille volti

Guerre stellari è stato il film che all’età di sette anni mi ha catapultato in un mondo di avventurosa fantasy mai vista prima. L’aver scelto come introduzione a questo mio intervento un immagine di Luke Skywalker dal capolavoro di George Lucas non è certo un caso.
Non è un caso che il secondo libro di questo viaggio nel mito sia un dialogo/intervista tra Joseph Campbell e Bill Moyers che si svolse all’interno dello Skywalker Ranch di George Lucas.
“…Quindi i nuovi miti saranno al servizio delle nuove storie. Vedendo Guerre Stellari mi venne in mente un passo di San Paolo: “Io combatto contro le forze e poteri del nemico”. Persino nelle caverne del calciatore dell’età della pietra troviamo scene di lotta contro forze e poteri nemici. La lotta continua anche nei moderni miti tecnologici”.
Dalle pitture rupestri a Guerre Stellari, l’uomo ha sempre raccontato storie, affascinato un pubblico, cercato risposte, e ogni volta lo ha fatto attraverso le medesime figure, simboli e percorsi. Anche oggi, nel rocambolesco mondo dell’intrattenimento moderno, lo sceneggiatore ha sostituito lo sciamano, l’autore di best-seller il cantastorie, ma il protagonista di miti, favole e racconti resta tutt’ora insostituibile. Perché dietro a Teseo smarrito nel labirinto, dietro alla vendetta di Edmond Dantès, dietro al periglioso viaggio dell’Ulisse di Omero, dietro a Luke Skywalker e Han Solo si cela sempre lo stesso, irrinunciabile personaggio principale, fedele ritratto del proprio pubblico: l’uomo.
E così ecco il mito, ecco la tragedia e la commedia, ecco il teatro, i romanzi, i film continuano con rinnovato vigore a fabbricare sogni in formato kolossal a uso e consumo dello spettatore. I tre libri presentati ci spiegano che se è vero che i film e i libri d’avventura utilizzano nella maggior parte dei casi la formula narrativa del monomito teorizzata da Campbell, a sua volta elaborazione fantastica delle tappe di crescita dell’uomo comune, allora si potrebbe quasi affermare che in ogni potenziale destinatario tale consapevolezza giaccia sopita, in attesa di essere risvegliata dall’opera giusta. Dai racconti intorno al fuoco ai poemi epici, dal Beowulf all’ Enrico V alle maggiori saghe cinematografiche e letterarie: ad esempio Re Artù di Goffredo di Monmouth, Il Signore degli Anelli di Tolkien, Guerre stellari di Lucas, Highlander di Mulcahy, Dune di Herbert, Matrix dei fratelli Wachowsky, Harry Potter di J. K. Rowling, Il gioco di Ender di Orson Scott Card, Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas fino a Lost di JJ Abrams e altri ancora.
Chi si farà prendere dalla storia sarà costantemente pungolato dal ricorrere di mille domande: “Cosa farei io al posto suo? Come reagirei? Scapperei? Mi batterei? Riuscirei a sconfiggere il drago? Troverei il coraggio di salvare la principessa?”.

L’eroe dai mille voltidi Joseph Campbell, Guanda editore
Lo scopo del libro è quello di rivelare alcune delle verità celate dietro le immagini delle numerose religioni e mitologie dell’umanità lasciando che il significato originario, distorto nel corso dei secoli, si riveli da sé: riappropriatosi dell’antica capacità di leggere il linguaggio simbolico, l’uomo moderno potrà cogliere nell’ampia varietà dei miti e dei racconti popolari di tutto il mondo, un filo rosso capace di unire le culture di ogni tempo. L’ultima parte di questo libro è dedicata al ciclo cosmogonico, dai racconti popolari della creazione, della redenzione necessaria tramite una vergine-madre, alla nascita dell’eroe e alla sua continua metamorfosi, fino alla dissoluzione del ciclo vitale dell’uomo e del mondo.

Campbel, grande studioso autodidatta, ha fatto legami molto interessanti tra lo studio della mitologia comparata e la psicologia. Si è ispirato a Carl Gustav Jung, che credeva nell’esistenza di archetipi nell’inconscio collettivo. Questi archetipi condividono la struttura della maggior parte dei miti di tutte le culture del mondo. 
Questa struttura può essere, ad esempio, quella del “Mito dell’Eroe”, presente in varie culture. La vita dell’Eroe, a grandi linee, passa quasi sempre da questi stadi:

– nascita misteriosa;
– relazione complicata col padre (orfano, padre cattivo, etc),
– ritiro dalla società, apprendimento di una lezione (molte volte aiutato da una guida soprannaturale, un maestro Jedi, un mentore Stegone etc),
– ritorno alla società e riporto dei suoi apprendimenti in quella società, molte volte grazie ad un’arma che solo lui/lei può usare (una spada laser, un modulo estraniante etc)

Non siamo soli ad affrontare l’avventura, perché gli eroi di tutte le epoche ci hanno preceduti. Il labirinto non ha più segreti. Dobbiamo semplicemente seguire il filo lungo il percorso dell’eroe, e dove pensavamo di incontrare un mostro, troveremo un dio. Dove pensavamo di uccidere altri, uccideremo noi stessi. Dove pensavamo di dover cercare all’esterno, ci ritroveremo invece al centro della nostra esistenza. E dove avevamo pensato di essere soli, avremo tutto il mondo al nostro fianco.

George Lucas, sul libro di Joseph Campbell ha dichiarato: “Non sapevo cosa stavo facendo a quel tempo (scrivendo Star Wars). Iniziai a lavorarci su, a fare ricerca, a scriverlo, e un anno passò. Scrissi molte bozze di questo lavoro e a un certo punto incappai ne L’eroe dai mille volti. Era la prima volta che iniziai davvero a mettere a fuoco il progetto. Una volta letto il libro dissi a me stesso: “è questo il genere di mito che stavo cercando di descrivere, è lui”. […] Fu L’eroe dai mille volti che mi fece orientare in quelle 500 pagine di storia per capire quale dovesse essere la trama, quale la conclusione, quale il “focus”, quale il dispiegarsi della storia complessiva. Era tutto là; ed era là da migliaia di anni, come il prof. Campbell aveva spiegato. E mi dissi: “ci siamo”. […] È possibile che se non mi fossi imbattuto in quel libro starei ancora scrivendo Star Wars”.


Il potere del mito, Joseph Campbell e Bill Movers, Neri Pozza
Le pagine che seguono costituiscono il puntuale resoconto di una lunga conversazione tra Bill Moyers, una delle grandi firme del giornalismo americano, e Joseph Campbell. Parte della conversazione ebbe luogo allo Skywalker Ranch di George Lucas, il celebre regista e produttore che ha pubblicamente riconosciuto l’enorme influenza degli studi mitologici di Campbell sul suo cinema. “Perché abbiamo bisogno della mitologia?”: questa domanda ricorre in varie forme nel testo e ne rappresenta, in un certo senso, il filo conduttore. Campbell non si sottrae al compito di offrire al lettore una risposta chiara ed esauriente. I miti, per lui, non sono soltanto i “resti” del mondo antico che coprono le pareti del nostro sistema interiore di credenze, come i cocci del vasellame rotto in un sito archeologico. I miti, e i rituali che li evocano, riaffiorano puntualmente in molte delle cose della vita di oggi, dalla religione alla guerra, dall’amore alla morte, poiché riposano sulla “continua necessità della psiche umana di trovare un centro fatto di principi profondi”. Senza cesure e tuttavia senza contrasti, il grande studioso parla liberamente di tradizioni e racconti egizi e greci, ebraici e indiani, islamici e pellerossa, di narrazioni bibliche e chansons de geste, delle tribù dell’Oceania e di Martin Luther King, della cattedrale di Chartres, di John Wayne, Re Artù e Star Wars, accomunandoli nella sua affabulazione di cantore del potere del mito

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Il viaggio dell’eroe
Chris Vogler, Audino Editore.
Il film e la fiction tv raccontano storie. Le narrazioni più coinvolgenti, quelle che, a seconda dei casi, ci tengono incollati allo schermo col fiato sospeso o ci lavorano dentro per riemergere alla mente nelle ore o nei giorni successivi, sono quasi sempre riconducibili agli antichi miti. Forse perché, come ha scritto Jung, se il sogno è il mito individuale, i miti rappresentano i sogni collettivi dell’umanità. E il grande cinema è anch’esso sogno collettivo. Questo libro tenta di analizzare la figura del protagonista del film, con le stesse categorie con cui lo studioso americano Joseph Campbell, analizza l’eroe mitico e il suo percorso avventuroso.
Ma non si tratta in questo caso di un saggio antropologico o sociologico, bensì di una guida all’analisi della struttura fondante della sceneggiatura.
Infatti l’eroe mitico è la metafora del protagonista di qualsiasi film in cui il personaggio principale compia nel racconto per immagini un percorso che lo porti alla fine della storia a conquistare una nuova consapevolezza. La struttura di questo viaggio, le stazioni di questo procedere, le figure ed i passaggi che porteranno l’eroe a compiere un tragitto “iniziatico”, tutto questo viene spiegato nel libro con riferimenti continui a sequenze di grandi film. Un testo che nasce da una rielaborazione narratologica che parte da Aristotele e la sua “Poetica” e, passando per Freud e Jung, Lucas e Spielberg, torna a noi.

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