To Rome with love

Reduce dalla visione di To Rome with love, oggi consideravo quanto la visione di un film di Woody Allen sia spiazzante.
Come in Vicky Cristina Barcelona tutto accade per non cambiare nulla.
Il penultimo Midnight in Paris un autentico capolavoro, quest’ultimo un autentico flop. Un film scialbo e stanco, personaggi senza personalità e umorismo ridotto a zero, persino Binigni assolutamente senz’anima. Continue autocitazioni di Woody Allen lontano dal solito graffiante scherno della società. Dal “fantasma” di Alec Baldwin alla alla nevrosi istrionica di Ellen Page, sono pezzi delle sue stesse opere che qui ritornano senza ossigeno vitale. 
Spunto geniale, realtà e finzione che si confondono come nei Pagliacci – il cui allestimento ironico è l’unico sussulto con un grandissimo Fabio Armiliato verissimo tenore che strappa risate mentre si destreggia nel canto sotto la doccia.

Trama
Jack e Sally sono una coppia di studenti americani a Roma, in attesa dell’amica di lei, Monica, un’attrice in erba con la fama della seduttrice seriale. John è un famoso architetto, di ritorno nella città eterna dopo trent’anni, che rivede in Jack se stesso da ragazzo e tenta inutilmente di metterlo in guardia rispetto a Monica. Anche Hayley è giovane e americana: innamoratasi di Michelangelo, figlio di un impresario di pompe funebri, convoca i propri genitori in Italia per far conoscere le famiglie. Insieme al padre regista d’opera in pensione e alla madre strizzacevelli, arriva a Roma anche una coppietta di Pordenone che finirà separata per un giorno da un turbine di equivoci. Ultimo è Leopoldo Pisanello, che diverrà per qualche tempo il primo, per la girandola della ribalta, il capriccio di una fama che è pura illusione e come viene se ne va.

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