David Lynch

David Lynch, a cura di Paolo Bertetto, autori vari, Marsilio ed.
Sono in fase di lettura di questo saggio curato da Paolo Bertetto, docente di cinema presso “La Sapienza” di Roma, ogni suo capitolo è un saggio criticamente stimolante di autori diversi su un singolo film. Nella raccolta mancano degli approfondimenti su alcuni lungometraggi (The Elephant ManDuneUna storia vera e Cuore selvaggio) perché ad interessare è un particolare aspetto: come Lynch abbia costruito una configurazione complessa di fantasmi psichici: percui film come Eraserhead la mente che cancella, Velluto blu, Fuoco cammina con me!, Strade perdute, Mulholland drive e Inland Empire.

Il libro investiga sulle leggi inusuali e nascoste che reggono un universo ulteriore e supplementare. I meccanismi tra mondo e immaginario, diversamente da Buñuel, Resnais e Robbe-Grillet, sono meno facilmente riconducibili a un percorso interpretativo: domina l’illogicità e la contraddizione. Il fantasma è forte e dominante, la scena psichica non diventa un’ altra dimensione ma il mondo più rilevante.

Per chi volesse approfondire l’argomento cinema consiglio a cura dello stesso autore, Introduzione alla storia del cinema e un altro paio di libri molto interessanti, La macchina del cinema e Lo specchio e il simulacro. Il cinema nel mondo diventato favola, senza dimenticare il travolgente saggio su Robert Wiene e Il gabinetto del dottor Caligari o i suoi studi su Fritz lang.

Introduzione alla storia del cinema. Autori, film, correnti, a cura di Paolo Bertetto, Utet
Organizzato come un percorso in quattordici tappe, “Introduzione alla storia del cinema” parte dalle origini del racconto cinematografico e si snoda attraverso la grande stagione del muto in Europa e in America, fino alle più recenti tendenze del cinema contemporaneo. Dalla nascita di Hollywood all’espressionismo tedesco, dal cinema classico al realismo poetico francese, dai grandi autori alla ricerca indipendente e sperimentale, il libro ripercorre le tappe della storia del cinema e dei film con una pluralità di approcci interpretativi che, intrecciandosi armonicamente, arricchiscono la visione d’insieme. Accanto a un discorso di carattere generale sugli autori e le tendenze principali di ogni periodo o corrente, vi sono anche finestre di approfondimento, dedicate a problemi di natura tecnica ed estetica, che vanno al di là dei limiti geografico-temporali dei singoli capitoli: dal colore nel cinema muto alla questione del piano-sequenza, fino all’uso degli effetti speciali.
Il libro curato da Paolo Bertetto si avvale dei contributi di studiosi come Lino Micciché, Giorgio Tinazzi, Giulia Carluccio, Dario Tomasi, Giaime Alonge, Federica Villa e Silvio Alovisio, coniugando felicemente le singolarità e le specificità metodologiche degli autori in una visione d’insieme ricca e articolata.
La macchina del cinema, di Paolo Bertetto, Laterza
Il cinema è insieme messa in scena di realtà possibili e illusione, tecnologia e stile, denaro e idee. È una macchina complessa, che produce immagini, senso, visioni del mondo. Ma in che modo viviamo l’esperienza che la cinepresa ci propone? Come comprendiamo un film? Perché lo spettatore prova piacere dinanzi alle immagini? A partire da queste domande, Paolo Bertetto accompagna il lettore-spettatore davanti allo schermo e lo segue nell’esperienza della visione cinematografica. Un’esperienza che coinvolge componenti psichiche, in particolare l’identificazione, l’emozione e la seduzione. La prima parte del volume analizza dal punto di vista dello spettatore la straordinaria capacità di attrazione e di suggestione del cinema, possibile perché il racconto cinematografico ha al centro un percorso narrativo, spesso con personaggi umani, in cui è possibile immedesimarsi. Nella seconda parte del testo sono invece presi in considerazione gli aspetti relativi al linguaggio e alle sue tecniche, alle forme del racconto e ai modelli di regia che si sono affermati nella storia del cinema fino alle dinamiche dello sguardo e la centralità del movimento e del tempo. Un’attenzione particolare è riservata al lavoro del set e agli stili della recitazione cinematografica, ricordando anche episodi curiosi dei rapporti tra registi e attori, con brevi analisi di grandi film di Hitchcock e di Murnau, di Lang e di Godard, di Welles e di Lynch, di Fellini e di Kubrick.
Lo specchio e il simulacro. Il cinema nel mondo diventato favola, di Paolo Bertetto, Bompiani
Nel buio della sala, irrompe sullo schermo l’immagine della Monument Valley, con la sua distesa di sabbia e di arbusti, le montagne squadrate di arenaria e le rocce rosse, la Sentinel Mesa e i West Mitten. Che cos’è questa visione che appare così forte e così instabile, con i suoi colori e la sua impalpabilità, che cos’è l’immagine filmica? Una finestra aperta sul mondo o una forma prodotta artificialmente, il mondo stesso o un simulacro? È uno specchio in cui possiamo riconoscerci attraverso l’immagine dell’altro, o una superficie che ci mostra vedenti e visibili al tempo stesso, o una scena in cui si sviluppa un racconto che ci aiuta a comprendere la nostra esistenza? È una rappresentazione realistica o è il risultato di un lavoro di simulazione? È un’immagine meramente riproduttiva o ha una forza intellettuale e simbolica o ci permette di visualizzare i fantasmi psichici e le figure dell’inconscio? Il libro si sviluppa attorno a queste domande, che riflettono la volontà di interpretare l’immagine filmica nella sua ricchezza significante e nella sua molteplicità, grazie anche all’analisi di film di Hitchcock e di Welles, di Lang e di Bufñuel, di Ford e di Godard, di Kubrick e di Warhol, di Lynch e di Stone. Attraverso un confronto con la riflessione di Nietzsche e di Heidegger, di Merleau-Ponty e di Deleuze, di Derrida, di Lyotard e di Ricoeur, il saggio cerca di comprendere il cinema attraverso il pensiero e di allargare il pensiero grazie ai concetti prodotti dall’immagine filmica.

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