Lo “stile” di Joseph Kosinski


Tra tutti i giovani registi di talento in circolazione adesso Joseph Kosinski (1974) ha un suo stile che dopo solo due film risulta già ben definito e che devo dire a me piace molto. Sarà per il fatto che proviene dal mondo della CGI e della grafica (un vero mago della nel campo della modellazione tridimensionale e grafica) ma osservando Tron Legacy e Oblivion il suo stile emerge prepotente, pulito, nitido e artisticamente ineccepibile in ogni sua struttura narrativa, architettonica, di design e musicale (dai Daft punk di Tron Legacy agli M83 di Oblivion). Tra fascinazione e visioni apocalittiche, il cinema di Joseph Kosinski affronta il paradosso dell’esaltazione tecnologica e delle perplessità che ne conseguono. I suoi protagonisti, illuminati da luce bluastra e livida (in Tron Legacy) e da una luce bianca in ambienti tutto in bianco neanche il design fosse uscito direttamente da casa Apple (in Oblivion), vivono immersi in mondi virtuali in cui la tecnologia prende vita, appare umana e assume sembianze che ne mostrano l’anima. Non è carne contro circuiti, spirito contro sistema, ma l’umano che si insinua nel tecnologico, scoprendone le possibilità utopiche e distopiche. Nonostante le derive visionarie, quello di Kosinski è un cinema di mimesi del reale. 
Attualmente è al lavoro sul reboot di The Black hole (quello della Disney, ricordate l’astronave Palomino?) e sul terzo capitolo di Tron.

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