Vulnicura – Bjork

Nel 1997 a mio parere Bjork tocca i vertici della sua arte con il capolavoro assoluto Homogenic, un album molto intimo con struggenti melodie e un mix tra archi ed elettronica che risultava avanti anni luce rispetto ai dischi della sua epoca. L’innovazione è sempre stata la dote principale di questa artista islandese che negli anni si è persa dentro sterili sperimentazioni.
Ora questo Vulnicura, infarcito di musica da camera 2.0, reminiscenze post-medievali, elettronica, romanze alienate, odi celestiali risente anche della separazione dal suo partner storico, l’artista Matthew Barney.
Il titolo dell’album, infatti, amalgamando le parole latine “vulnus” (“ferita”) e “cura”, significa “guarigione delle ferite”.
L’ha rivelato la stessa Björk: “Quest’album è una cosa tradizionale basata sul songwriting”.
Vulnicura presenta un sound più immediato e accessibile, che alcuni critici hanno interpretato come riavvicinamento al pop, altri come un ritorno alle sonorità di Homogenic, dato il largo uso di archi, unito alle manipolazioni elettroniche. L’ascolto non è facile ma molto affascinante, Black Lake su tutti con 10 minuti di grande musica.

Tracks:
1. Stonemilker
2. Lionsong
3. History of Touches
4. Black Lake
5. Family
6. Not Get
7. Atom Dance
8. Mouth Mantra
9. Quicksand