Il capitale umano

Le velleità di ascesa sociale di un immobiliarista, il sogno di una vita diversa di una donna ricca e infelice, il desiderio di un amore vero di una ragazza oppressa dalle ambizioni del padre. E poi un misterioso incidente, in una notte gelida alla vigilia delle feste di Natale, a complicare le cose e a infittire la trama corale di un film dall’umorismo nero che si compone come un mosaico. Paolo Virzì stavolta racconta splendore e miseria di una provincia del Nord Italia (la Brianza), per offrirci un affresco acuto e beffardo di questo nostro tempo.

“Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto…”

Paolo Virzì fa un salto in avanti nel personale viaggio politico nell’Italia del suo presente, puntando finalmente la bussola verso il nord del Paese, trovando un cuore nero che non fa ridere proprio per niente.
Liberamente tratto dal thriller di Stephen Amidon, ambientato nel Conneticut, con l’aiuto di Francesco Piccolo e Francesco Bruni, Il capitale umano vanta un cast variamente composto su cui domina Fabrizio Bentivoglio che interpreta senza alcun timore il personaggio di Dino Ossola che ricorda certi personaggi di Alberto Sordi. Bravissimi anche Fabrizio Gifuni nei panni dello speculatore della finanza senza scrupoli Giovanni Brrnaschi e Valeria Bruni Tedeschi in quelli della goffa moglie vessata.

Un gran film, uno sguardo spietato su un genere di Italia che specula sulle disgrazie altrui e basa tutto sulle apparenze, sul soldo, sul SUV ma dietro la boria c’è il vuoto assoluto e la miseria interiore evocata in Wolf at the door dei Radiohead.