L’ultimo samurai

Tutti noi abbiamo nel cuore uno o più film che pur non essendo capolavori della cinematografia ci stanno parecchio a cuore per svariati motivi. Senza arrivare a definirlo un guilty pleasure come dicono gli americani, uno dei film a cui tengo di più è senz’altro L’ultimo samurai. Il regista è Edward Zwick, un’onesto mestierante, il protagonista un Tom Cruise ottimamente in parte circondato da un perfetto cast di attori giapponesi tra cui Ken Watanabe, Hiroyuki Sanada e la splendida Koyuki Katō.
Avrò visto questo film non so quante volte e ogni volta dalla morte di Katsumoto in poi è un’impresa per me cercare di respingere le lacrime. Per cui si tratta di un film imperfetto ma io l’adoro, è importante per me per svariati motivi. Primo fra tutti perchè riesce a descrivere in modo perfetto il codice del samurai. Il regista Zwick prima di iniziare la stesura del soggetto lesse parecchi libri sulla storia del Giappone.
Uno lo colpì particolarmente La nobiltà della sconfitta di Ivan Morris edito in Italia da Guanda che narra 9 vicende espressione della cosìdetta hoganbiiki, la ‘simpatia per il perdente’, un sentimento profondamente radicato nella cultura giapponese, contrariamente a quella occidentale che incensa esclusivamente i vincitori. In particolare racconta la storia di Saigo Takamori, una delle personalità giapponesi di maggior spicco, che prima ha contribuito a creare un nuovo governo, poi vi si è ribellato. Tra l’altro il libro racconta anche di Amakusa Shiro, conosciuto come ‘il Messia giapponese’, giovane martire cristiano e tra i leader di una insurrezione contro i Tokugawa che fu soffocata nel sangue nel 1638.

La trasformazione del Giappone feudale in una società moderna ha significato la scomparsa dei valori ‘arcaici’ incarnati dai Samurai, che per tanti anni avevano avuto una posizione di grande rispetto nella gerarchia sociale. Come i cavalieri europei, i Samurai proteggevano il loro signore, in questo caso lo Shogun, al quale avevano giurato fedeltà. Come i cavalieri, si attenevano alla loro etica e vivevano secondo un codice chiamato Bushido, la via del guerriero, che esaltava la lealtà, il coraggio, la forza d’animo e il sacrificio.
Ho sempre considerato i valori essenziali della cultura dei Samurai ammirevoli e validi”, spiega Zwick, “in particolare il comprendere che la violenza e la compassione esistono fianco a fianco e che la poesia, la bellezza e l’arte sono anch’esse parte della formazione di un guerriero, come la scherma e la forza fisica. Sono anche interessato alla possibilità della rinascita spirituale di quelle vite per cui sembra impossibile“. Riferendosi al suo desiderio di unire questi elementi in “L’ultimo samurai”, dice: “La nostra storia è un’avventura romantica nel senso più ampio del termine e, nello stesso tempo, un’odissea personale. La sfida è dar vita a una storia in cui le relazioni si aprano al contesto, l’interiorità si rifletta in un intreccio epico. Il personaggio di Katsumoto è interessante per me come quello di Algren“, continua Zwick. “Personalmente mi identifico con il suo dilemma e lo vedo applicabile a molti altri aspetti della vita moderna“. E quando Zwick dice che il film è un avventura romantica intende proprio romantica. 
Infatti amo questo film anche perchè contiene una delle più romantiche scene d’amore della storia del cinema e quando io la vedo mi esalto. La scena della vestizione nella quale Taka aiuta Nathan a indossare l’armatura del defunto marito è girata con una grazia e delicatezza mai viste.

Ultima componente per cui stravedo per questo film sono le musiche composte dal grandissimo Hans Zimmer, compositore di fama mondiale, la sua centesima colonna sonora.“Il primo ostacolo incontrato con questa colonna sonora fu che la musica giapponese può risultare davvero inaccessibile alla maggior parte del mondo occidentale” ha spiegato il compositore. Per sottolineare la formalità della cultura giapponese nella sua colonna sonora, Zimmer fa un massiccio uso del grande tamburo di legno giapponese, il Taiko riuscendo a catturarne l’enorme forza emotiva. Quando poi sopraggiunge A small mesure of peace sui titoli di coda…